L’Etna non è solo un vulcano imponente, ma un prezioso scrigno di storia, civiltà contadine e patrimonio ambientale. Superando i 1000 metri di altitudine, basta lasciare imboccare qualsiasi strada sterrata per addentrarsi in boschi di antichi alberi di roverella, leccio e castagno che sono le essenze vegetali della zona settentrionale dell’Etna. Un patrimonio di grande valore, protetto e tutelato dal Parco dell’Etna. Quando in estate, però, gli incendi minacciano la sopravvivenza di uno dei più grandi “polmoni verdi” della Sicilia, sono gli uomini dell’Ispettorato forestale a garantire la sicurezza. Ogni anno a metà giugno, infatti, scatta l’operazione a difesa dei boschi e del territorio contro gli incendi. Per 4 mesi in tutto il versante nord dell’Etna che va da Adrano a Zafferana Etnea e lungo i Nebrodi meridionali, più di 460 operai vengono assunti per costituire le squadre del cosiddetto “contingente antincendio”. Uomini che indossando le speciali tute arancioni, sono pronti 24 ore su 24, ad intervenire in caso di incendio nei boschi e nelle campagne. Per fronteggiare la piaga degli incendi, quasi sempre di natura dolosa ed intervenire con celerità, l’Ispettorato ripartimentale delle Foreste ha istituito punti di vedetta, con personale incaricato a guardare e lanciare l’allarme via radio alla prima vista di fumo, assumendo autisti per le autobotti e uomini pronti a circoscrivere le fiamme con il loro faticoso lavoro. Solo a Randazzo le zone demaniali da proteggere raggiungono circa i 5500 ettari di macchia mediterranea, ricca di ginestre dell’Etna, faggi, lecci, roverelle e pini dell’Etna, mentre a Bronte il territorio da controllare è addirittura di circa 32 mila ettari, comprendendo anche quello di Maletto. Se l’intervento da terra non dovesse bastare, con le fiamme che sembrano prendere il sopravvento, intervengono i due elicotteri della postazione all’interno del demanio Sciarone. Nonostante questo spiegamento di forze, spesso spegnere un incendio è difficile sia perché le strade di campagna a volte non permettono ai mezzi di raggiungere il fuoco, sia perché i piromani appiccano diversi focolai contemporaneamente. E’ una sfida che si ripete ogni anno per salvare il verde del nostro vulcano, patrimonio dell’umanità.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 15-05-2014