Ieri sera, al termine di una Giunta conclusiva, il presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, si è dimesso dalla carica e ha trasmesso le mansioni istituzionali al vicepresidente di Palazzo Minoriti, Ruggero Razza. L’esponente de La Destra rimarrà in carica con gli altri componenti della Giunta sino alla nomina del commissario da parte della Regione. Castiglione ha preso questa decisione, che era nell’aria ormai da più di un mese, per candidarsi alle elezioni politiche della prossima primavera. Secondo legge gli amministratori provinciali e i sindaci che governano città al di sopra dei ventimila abitanti devono dimettersi dalla carica istituzionale 180 giorni prima delle elezioni. Il termine ultimo per le dimissioni scade proprio oggi. «E’ con grande dispiacere e con sentimenti di viva gratitudine per la straordinaria esperienza amministrativa e politica vissuta, che rassegno le mie dimissioni da presidente della Provincia di Catania, costretto dalle norme discriminatorie che regolano le candidature alle elezioni politiche – ha detto Castiglione, palesando una certa amarezza – È paradossale che un presidente di Regione o assessore regionale possano restare in carica e concorrere alle elezioni al Parlamento, mentre gli amministratori degli Enti locali siano costretti a dimettersi sei mesi prima delle elezioni politiche, perché altrimenti ineleggibili. Una palese disparità di trattamento». Castiglione, quindi lascia la carica con sei mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, ma sino alla fine ha atteso un segnale dal Consiglio dei ministri che ieri si era riunito anche per emanare il decreto di riordino delle Province, slittato però ad oggi. Il decreto potrebbe contenere una leggina che consentirebbe ai presidenti di Provincia e ai sindaci dei Comuni al di sopra dei 20 mila abitanti di candidarsi alle elezioni senza doversi dimettere 180 giorni prima, ma solo al momento dell’ufficializzazione della candidatura. Chi al contrario non ha alcuna intenzione di lasciare è il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, che ribadisce: «Non ho certo intenzione di andarmene adesso che stiamo concludendo un percorso sul risanamento. Tra l’altro in Consiglio abbiamo portato il Prg e presto depositeremo anche il Put». Stancanelli resta al suo posto e conferma anche la sua candidatura per un secondo mandato a palazzo degli Elefanti
Giuseppe Bonaccorsi
CASTIGLIONE : HO TAGLIATO E INVESTITO
La legge di riordino delle province, varata ieri dal Governo, non modifica le regole sull’ineleggibilità. Giuseppe Castiglione, dunque, per concorrere alle prossime elezioni politiche, avrebbe dovuto dimettersi comunque 180 giorni prima, martedì scorso, dunque, come ha fatto. La decadenza dalla carica comporta anche quella da presidente dell’Upi (Unione delle provincie italiane) nell’ambito della quale si è battuto contro la soppressione delle province. – Non si sente in contraddizione ad avere difeso il ruolo delle province, e ad averle rappresentate, e a lasciarle per un posto in Parlamento? «No. Da parlamentare potrò seguire l’iter della legge di riordino delle province e apportare il mio contributo. L’ho detto anche pubblicamente: se due anni fa si fosse andati alle elezioni anticipate non avrei lasciato la presidenza della Provincia, ora sono al termine del mandato. M’impegnerò in Parlamento per la modifica della legge di riordino di cui non condivido assolutamente il nuovo sistema elettorale che prevede che ad eleggere il presidente della Provincia non siano i cittadini, ma i consiglieri comunali e i sindaci. Assurdo. Una Provincia con dimensioni più vaste e con funzioni nuove non dà al presidente l’autorevolezza che viene dall’elezione diretta dei cittadini. Un presidente eletto dai sindaci come potrebbe attuare, per esempio, un piano di razionalizzazione della rete scolastica? Amplierebbe le scuole, altro che razionalizzarle. Per questo attendo con ansia il parere della Corte Costituzionale su questo punto che ritengo tradisca il dettato costituzionale. Altro è, invece, se si creerà, anche a Catania, la città metropolitana che assommerà le funzioni di Comune e Provincia e che porrà la questione del governo delle grandi aree urbane, della mobilità, della banda larga… ». – Il segretario provinciale del Pd Luca Spataro dice che lei si dà alla fuga “dopo aver prodotto lo zero assoluto durante il mandato ricevuto dagli elettori”. «Lunedì, quando nella conferenza stampa che ho fissato presenterò tutti i risultati della mia Giunta, arrossirà. Non vorrei neppure rispondere… Ho ridotto le spese, i dirigenti da 38 – di cui 27 esterni – a 11 e tutti interni all’amministrazione. Ho ridotto la spesa corrente, le manifestazioni, ho riorganizzato la macchina amministrativa. La mia è stata la prima amministrazione che ha acquisito risorse dalla Banca europea d’investimenti che ha deciso di finanziare il nostro progetto di risparmio energetico in tutte le scuole, uno dei pochi innovativi. Stiamo aggiudicando la gara per la banda larga in tutte le scuole e nei municipi. Assicurerà anche la videosorveglianza, e 700.000 euro dei 7 milioni di investimenti, li recuperiamo risparmiando sui costi delle tariffe telefoniche. Spendiamo 1 milione di cui solo 300 per le telefonate, gli altri – costi che taglieremo – per i canoni. “Il Corriere della Sera” ha dedicato due pagine a Zingaretti perché ha portato la banda larga in tre scuole. Noi lo faremo in tutte. E poi abbiamo fatto il piano territoriale di cui si parlava da 15 anni, il piano di sviluppo economico e quello della mobilità che ci consentirà, su iniziativa privata, di attuare il sistema di monorotaia che collegherà tutti i Paesi dell’hinterland. Stiamo valutando il progetto. E poi la trasparenza. Mettiamo tutti gli atti e le decisioni in rete e mandiamo le sedute del Consiglio in streaming. Abbiamo ottenuto gli elogi della commissione ministeriale per l’integrità e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni». – Si sente corresponsabile della sconfitta del Pdl alle regionali?
«Il dato principale è che il vero vincitore è l’astensionismo. Ed è un monito per i partiti. E poi è incontrovertibile il successo del movimento di Grillo, un voto di protesta. Il Pdl, al 12,50% non esulta, e neppure il Pd, al 13%. Il voto disgiunto non ha funzionato. Non è stato accolto l’appello di Musumeci ad un voto al di là dei partiti. La candidatura di Musumeci l’ha proposta Micciché, noi abbiamo aderito al suo progetto, e lui e Lombardo si sono sfilati in nome di un partito autonomista che ha avuto una batosta. A Catania siamo il primo partito, davanti a Grillo. E’ un problema di qualità della classe dirigente e di candidature e poi abbiamo pagato per le vicende di Lazio e Lombardia. Crocetta ha vinto come effetto trainante di Pd e Udc e ha ottenuto solo un 15%. La Borsellino e la Finocchiaro sono state battute con molti più voti. Crocetta deve fare il governo più autorevole possibile, deve fare un piano di risanamento dell’amministrazione regionale. Ci sono 6 miliardi di debito pubblico, si rischia di sforare il patto di stabilità. Faccia progetti, li porti in assemblea e non ci sottrarremo al voto. Sarebbe un bel segnale approvare il bilancio entro il 31 dicembre, cosa che Lombardo non è mai riuscito a fare. Ma riuscirà a nominare un commissario alla Provincia di Catania in poche ore, mentre a Caltanissetta ci ha messo 5 mesi».
– Tra Berlusconi e Alfano chi sceglie? «Alfano è candidato alle primarie. Mi mobiliterò per promuovere questo grande progetto per il Paese».
LA SCHEDA DI CASTIGLIONE
Nato a Bronte il 5 ottobre 1963, laureato in Giurisprudenza, giornalista pubblicista, sposato e padre di tre figli, Giuseppe Castiglione fu eletto presidente della Provincia regionale di Catania (con circa l’80% dei voti) il 18 giugno 2008. L’anno successivo risultò essere il presidente di Provincia con il maggiore gradimento in Italia secondo il sondaggio dell’IPR Marketing sull’apprezzamento degli amministratori locali da parte dei cittadini. Dal 2009 è stato anche alla guida del’Upi, Unione Province Italiane. Tra i punti qualificanti della proprio mandato, Castiglione indica la celerità nel pagamento dei fornitori – entro 15 giorni – unico Ente locale in Sicilia e tra i pochissimi in Italia ad aver adottato questa buona prassi amministrativa. Tra le altre inizitiave prese in questi quattro anni la riduzione degli assessori – da 15 a 9 – con la contestuale diminuzione del numero di dipartimenti e del personale dirigente e un risparmio stimato in diversi milioni di euro.
Pinella Leocata Articoli tratti da “La Sicilia”