Il Parco dell’Etna “entra in campo” nella lotta contro chi frena lo sviluppo del territorio con furti e danneggiamenti, tentando di scoraggiare chi, all’interno dell’area protetta, tenta di investire valorizzando il territorio ambientale e riportando ai fasti di un tempo palmenti e fabbricati nel rispetto della tipologia edilizia dell’Etna. Dopo l’acuirsi del fenomeno che ha visto in pochi mesi malviventi estirpare dal terreno due uliveti di cui uno con annesso vigneto, il presidente Carlo Caputo, infatti, è pronto non solo ad inviare al prefetto di Catania una segnalazione, ma è pronto a sedersi con i sindaci per autorizzare una efficace videosorveglianza. «Proprio così – afferma Caputo – come ho fatto in precedenza per le moto nell’area protetta, scriverò al prefetto. Non c’è dubbio che questo tipo di criminalità frena lo sviluppo e va contrastata, anche per tutelare le coltivazioni agricole dell’Etna e le tipiche testimonianze rurali di un tempo». Se la gente, infatti, temendo fenomeni criminali non investe ed abbandona il territorio, c’è il rischio che una buona fetta del patrimonio architettonico sparisca. Nel versante nord dell’Etna, per esempio, sono diversi gli antichi fabbricati rurali che abbandonati rischiano di sparire: prima crolla il tetto e vengono rubate le tipiche tegole in coppo siciliano, poi un tratto di muro con una finestra ed archi finisce per crollare e sparire per sempre. «Io l’ho sempre sostenuto – continua Caputo – il Parco fa bene il suo lavoro a salvaguardia dell’ambiente, ma sull’Etna c’è bisogno di una nuova autority indipendente che si occupi di tutto il resto, compreso la sicurezza.
Nel Parco esiste una eccessiva parcellizzazione di competenze che spesso non giova. Leggo che il sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, ha chiesto al Ministero dell’Interno di videosorvegliare il territorio. Se dovesse essere ascoltato e la videosorveglianza dovesse essere finanziata sono pronto ad approvare i progetti, anche se dovessero prevedere l’istallazione di pali alti per non consentire ai malviventi di manomettere facilmente le telecamere. Stessa cosa vale per i privati. A patto, però, che mettano le immagini dei propri sistemi di videosorveglianza in rete ed a disposizione del Parco. Creeremo così le condizioni per avere più occhi a vigliare il territorio in maniera efficace contro tutti i tipi di reato. Cosa che adesso, per via di tanti problemi e per le scarse risorse a disposizione, non si riesce a fare. Potremo sancire tutto ciò anche attraverso un protocollo d’intesa con i Comuni. Daremo un servizio a chi vive il Parco, perché la sicurezza è fondamentale». Fonte “La Sicilia” del 04-04-2021