Non dite loro che ormai, godendosi la meritata vecchiaia, non hanno voglia di battersi per il territorio e di incidere nelle scelte pubbliche. Parliamo dei nonnini del Centro anziani di Randazzo, sito in piazza ospedale, che assistendo con i propri occhi alla riduzione dei posti letto nella Rsa (Residenza Sanitaria assistita) dell’ex ospedale di Randazzo e temendo che questa sia l’inizio della soppressione del servizio, hanno deciso di scendere in campo. E lo hanno fatto con il più semplice strumento di democrazia diretta, ovvero la petizione. Gli anziani del “Centro”, infatti, hanno consegnato ben 132 firme all’assessore ai Servizi sociali del Comune di Randazzo, Gianluca Anzalone, per sollecitare il ripristino dei posti letto al momento soppressi. “Firme che non andranno affatto perdute – assicura l’assessore Anzalone – e che presto consegneremo ai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale, affinché la Rsa di Randazzo venga al più presto non solo ripristinata nella sua interezza, ma anche potenziata con nuovo personale sanitario sia medico che paramedico”. La Rsa di Randazzo, infatti, qualche settimana fa è stata fortemente ridimensionata non solo a causa di alcuni lavori di ristrutturazione di un’ala della struttura, ma, come hanno ribadito i consiglieri comunali in una mozione, anche a causa dell’organico che manca di 3 unità (due infermieri ed un ausiliario) per cui non è possibile garantire la necessaria sicurezza ai ricoverati”. Per questo i posti letto sono stati temporaneamente ridotti da 31 a 16. I consiglieri nella mozione hanno pure chiesto un incontro con i vertici dell’Asp per conoscere le reali intenzioni circa il mantenimento della struttura e l’incremento del personale infermieristico. Incontro che però, a sentire alcuni consiglieri, non è stato svolto. Anche il sindaco di Randazzo, Michele Mangione, assicura il massimo impegno per il mantenimento della struttura. “Stiamo lavorando alacremente non solo per la Rsa, ma anche per cercare di risolvere le numerose problematiche connesse al mantenimento del Pte (Presidio Territoriale di emergenza) di Randazzo e, nel contempo, per il potenziamento di tutti i servizi sanitari locali che interessano sia la nostra città che l’intero hinterland”. Intanto, nella cittadina si attende di conoscere i contenuti della nuova rete ospedaliera disegnata dall’assessore regionale Baldo Gucciardi. Il timore è che i tagli che caratterizzeranno gli ospedali più grandi rischiano di coinvolgere pure quel poco che è rimasto a Randazzo. Il timore principale è per il Pte, visto che rischiano di chiudere quelli che non raggiungono i 6000 interventi l’anno.
DUE ANNI FA L’INAUGURAZIONE – Era il marzo del 2014 quando l’ex commissario dell’Asp 3 di Catania Gaetano Sirna, inaugurava i nuovi 15 posti letto della Rsa nell’ex ospedale di Randazzo che così raggiungeva i 31 posti. Ai tempi si festeggiò perché quella di Randazzo diventava la più grande Rsa pubblica dell’Asp 3 di Catania. Oggi, anche se l’Asp ha sempre ribadito che si tratta di un provvedimento temporaneo, i posti sono ritornati 16. Ma i problemi nell’ex ospedale di Randazzo non sono solo questi. Da anni si chiede invano un servizio di emergenza migliore e più efficace di quello attuale. Gli uomini e soprattutto i mezzi impiegati nel Pte (Punto territoriale di emergenza), infatti, sono da anni più o meno gli stessi del 2012, quando il servizio suscitò polemiche. Fonte “La Sicilia” del 11-11-2016