Il sindaco Francesco Sgroi, dopo aver espresso il proprio no alla riconversione in Covid hospital della Rsa nei locali dell’ex ospedale, rilancia e scrive una lettera a Musumeci, a Razza e all’intero vertice dell’Asp affinché non si proceda alla riconversione: «Sono assolutamente contrario – scrive nella nota – poiché ritengo che la Rsa di Randazzo abbia svolto e può ancora svolgere un ruolo fondamentale per la degenza delle persone più fragili, quali gli anziani non affetti da Covid, ma con altre patologie da cui ne è affetta la stragrande maggioranza. E poi è l’unica struttura pubblica del versante nord-est dell’Etna e forse la seconda dell’intera provincia di Catania». La Rsa di Randazzo è chiusa dal giugno scorso, quando l’Asp, a seguito di una ispezione effettuata dai carabinieri del Nas, fu costretta a sospendere le attività della Rsa di Randazzo per colmare alcune carenza come la presenza di un angolo bar, di una sala pranzo, della cappella, della sala per il parrucchiere e del servizio di podologia previste da una precisa normativa, oltre alla carenza di anche alcune certificazioni fra cui quella di idoneità sismica. Opere e certificazione che sarebbero state completate come ha confermato un incontro in cui il sindaco e il presidente del Consiglio comunale, Alfio Ragaglia, assieme al dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, arch. Aldo Meli, hanno ospitato ed ascoltato i geometri dell’Asp, Enzo Sgrò e Carmelo Greco.
«Nei prossimi giorni – conclude Sgroi – avremo tutto pronto per ottenere nuovamente dall’assessorato l’accreditamento. Anche per questo la Rsa di Randazzo, una volta riaperta, dovrà mantenere la destinazione che le è più congeniale. Potrà comunque essere di aiuto durante questa emergenza –conclude –ricoverando per esempio quei soggetti non Covid che non possono più ottenere assistenza perché familiari o congiunti sono positivi o in quarantena». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 24-11-2020