C’è una data che tutta Randazzo aspetta con trepidazione. I superstiziosi storceranno il naso, ma il 17 giugno prossimo, al Tribunale civile di Catania, verrà celebrata la prima udienza sull’atto di citazione, presentato dal Comune di Randazzo, contro la Ragioneria territoriale dello Stato, che nel febbraio scorso ha fatto pervenire al Comune una cartella esattoriale di ben 964.336,23 euro. Allora a stupire, anche se esosa, non fu solo l’ammontare della somma richiesta, ma anche la causale. Lo Stato, infatti, a distanza di circa 60 anni, ha chiesto “il recupero delle somme anticipate per l’attuazione del piano di ricostruzione” della cittadina dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. A presiedere l’udienza sarà il giudice della prima sezione civile, dott. Sergio Centaro, che dovrà esaminare le ragioni presentate dal Comune che, dal canto suo, ritiene “la cartella non valida per intervenuta prescrizione”, considera “la procedura di riscossione a mezzo ruolo illegittima” come “le somme iscritte a titolo di interessi”. Si preannuncia insomma una battaglia legale a denti stretti che, pur se probabilmente lunga ed estenuante, il Comune vuole vincere, non solo perché ritiene di avere ragione, ma perché pagare la cartella vorrebbe dire mandare in dissesto il bilancio dell’Ente. “Noi i soldi per pagare non li abbiamo – spiega il sindaco Michele Mangione – i miei cittadini mi dicono di non avere le risorse per pagare le tasse comunali, io dirò allo Stato di non avere le somme per pagare questa strana cartella esattoriale”. Intanto, nella cittadina fra la gente un pò di rabbia monta. La gente non capisce perché Randazzo, dopo aver subito dei bombardamenti che hanno distrutto una cittadina medievale che, se ancora intatta, avrebbe rappresentato un sicuro tesoro di arte e cultura, con le ovvie ricadute economico turistiche, deve pur pagare per la sua ricostruzione. Non capisce perché lo Stato nel 2005 ha arricchito il gonfalone della città con la medaglia d’argento al merito civile, conferita dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, perché “il Comune fu sottoposto per trentuno giorni (tanto da essere definito “la Cassino di Sicilia”), a violentissimi bombardamenti che provocarono numerose vittime civili e la distruzione dell’intero centro abitato”, per poi pagare la ricostruzione. Vale la pena ricordare che la medievale cittadina durante l’ultima guerra, secondo le attestazioni del Genio civile, ha avuto distrutto l’86% dei fabbricati del centro urbano. Praticamente quasi tutto il paese. La popolazione subì danni immensi e ricostruirono le loro case sbriciolate dalle bombe da soli e a loro spese, con il sudore della propria fronte. Mai avrebbero minimamente pensato che i loro nipoti avrebbero dovuto pagare per ricostruire le strade.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 10-05-2014