Quando le discussioni si fanno troppo accese, attenzione a non assecondare certi istinti per manifestare il proprio sdegno. Per uno sputo in faccia, il gesto più “solenne” per esprimere disprezzo, si rischia di essere incriminati. E’ quello che è capitato a un uomo di Randazzo, che comparirà in udienza davanti al Giudice di pace, proprio per un diverbio culminato in un getto di saliva, indirizzato alla ex moglie, destinataria pure di una serie di epiteti spregiativi. Quale la fattispecie di reato? Secondo l’avv. Pilar Castiglia, che assiste la donna, lo sputo è da considerare una forma di ingiuria a tutti gli effetti. Una tesi che trova una casistica limitata. Ma a sostenerla ci sono delle sentenze della Cassazione, come quella del 2008 rivolta a un insegnante palermitano, che, innervosito dalla sua preside, la mitragliò di sputi, chiedendole: “La sto profumando? “. Un atteggiamento sanzionato come ingiuria. Analogamente, la Suprema Corte ha riconosciuto il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui negli sputi, «allorché, per la particolare densità o perché reiterati, risultino idonei ad imbrattare il bene, sporcandolo e insudiciandolo». Il Giudice di pace di Randazzo dovrà stabilire l’effettivo significato di quello sputo in una serie di udienze che, visti i pronunciamenti della Cassazione, probabilmente dovranno valutare consistenza, “aspetto” e velocità del getto…
Vittorio Fiorenza Fonte “La Sicilia” del 14/07/2014