Crollato, sotto i colpi della ruspa, quel simbolo di illegalità su cui da anni pendeva un’ordinanza di demolizione, emergono i segreti della storica abitazione dei Sangani. Sotto la dimora del potente boss, Salvatore Sangani, arrestato in occasione dell’operazione “Spiderman 1”, c’era anche il nascondiglio sotterraneo, evocante le atmosfere dei più illustri film di mafia. Si trovava in un varco sotto il livello del pavimento che conduceva ad un lungo corridoio sotterraneo, collegato a un ampio vano a cupola. Un vero e proprio bunker, cui si poteva accedere attraverso un’intercapedine ben nascosta fra le mura dell’abitazione, utilizzato per sottrarsi ai controlli delle Forze dell’ordine o celare i proventi illeciti del clan. Allora, era il 17 aprile del 1999, e Sangani, latitante da circa un anno, sarebbe poi diventato il referente di spicco per il clan Laudani di Catania, mediante Paolo Di Mauro di Piedimonte Etneo, detto “u prufissuri”, deceduto il 20 gennaio 2021 per il covid-19. Da ieri questo bunker non esiste più, smantellato definitivamente insieme al resto dell’ex casa dei Sangani. Rimangono i ricordi terribili di un ventennio circa che fra gli anni 80 e 90 ha visto la città di Randazzo taglieggiata ed impaurita dal clan.
Ai tempi gli uomini dei “Laudani”detti anche “Mussi ‘i ficurinia” terrorizzavano la cittadina con il racket delle estorsioni, taglieggiando i commercianti inseriti in un famoso libro mastro poi recuperato dai carabinieri. Fra gli episodi di sangue più efferati il triplice omicidio dei pastori Antonio, Pietro e Vincenzo Spartà rispettivamente padre e fratelli di Rita, la donna-coraggio che più volte denunciò Cosa Nostra. I pastori morirono per aver detto “no”al pagamento del pizzo e soprattutto per essersi rifiutati di piegarsi alle “regole”del clan. Ora si sta verificando se le armi trovate nelle stalle abusive dei Sangani siano le stesse utilizzate per la strage dei pastori. Fonte “La Sicilia” del 15-03-2025