Dodici anni di carcere per Sebastiano Lupica Rinato, l’agricoltore 59enne di Randazzo autore dell’omicidio del nipote Armando Salvà, (che all’epoca dei fatti di anni ne aveva 35), con un colpo di piccozza alla testa. Il giudice dell’udienza preliminare Alba Sammartino, dopo accettato di giudicare l’uomo con il rito abbreviato, ed aver valutato i risultati delle indagini, infatti, ha inflitto all’agricoltore una condanna di 12 anni, riducendo le richieste di condanna del Pm Alessandro Sorrentino che di anni di carcere ne aveva chiesti 17. L’omicidio risale al 21 settembre dello scorso anno quando i due litigarono sostanzialmente per futili motivi, culminando però un’acredine che secondo gli inquirenti durava da tempo. Zio e nipote abitavano nella stessa strada della contrada Flascio, piccola frazione di Randazzo dedita soprattutto all’agricoltura e alla zootecnica. Erano entrambi fuori, quando il nipote lasciò un trattore all’ingresso del terreno di proprietà dello zio che, indispettito, lo rimproverò chiedendogli di spostarlo subito. La risposta del nipote non fu accondiscendente, anzi i due cominciarono a litigare verbalmente fino a quando il nipote non si avvicinò allo zio che in quel momento era intendo a saldare la ringhiera esterna della sua abitazione. Lupica teneva in mano la piccozza, e in uno scatto d’ira ha sferrò un colpo al nipote, colpendolo con la parte tagliente in testa. Il giovane cadde a terra in una pozza di sangue senza dare segni di vita. Alla brutale scena assistettero la moglie e la madre della vittima. Così le due donne si precipitarono per dare aiuto al malcapitato, ma quando lo videro riverso a terra, una delle due afferrò la stessa piccozza e colpì al braccio l’aggressore. L’uomo si rese conto della gravita del gesto commesso e si rifugiò in casa per sottrarsi al linciaggio. Furono avvertiti i carabinieri della Stazione di Randazzo che giunti sul posto hanno in poco tempo ricostruirono la vicenda. Giunse anche l’elicottero dell’elisoccorso per trasferire il giovane all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove fu sottoposto a un difficile quanto inutile intervento chirurgico. Dopo sei giorni Armando Salvà morì.
T. P. FONTE “LA SICILIA” DEL 21-11-2008