Altri due medici lavoreranno nel Punto territoriale di emergenza dell’ex ospedale di Randazzo per garantire le emergenze contemporanee. Ad inviarli il vertice dell’Ausl3 dopo che, qualche settimana fa, un ragazzino morso da un cane randagio aveva trovato la struttura deserta perché i medici erano dovuti uscire per un soccorso. Un potenziamento necessario per migliorare un servizio di pronta emergenza che, negli anni, si è rilevato di funzionalità ridotta rispetto a un Pronto soccorso visto che non è garantita la presenza contemporanea di due medici ad assicurare l’assistenza sanitaria. «L’arrivo di altri due medici è un risultato – dice il sindaco Agati – raggiunto grazie ad un lavoro sinergico con il direttore del distretto sanitario di Bronte, Carmelo Di Stefano. Il servizio di emergenza dovrà essere potenziato ancora di più, magari con l’arrivo di nuovi infermieri, ma quello di oggi è un grosso passo avanti». Intanto sarebbe necessaria una generale rivisitazione dell’organizzazione ospedaliera nell’intero versante nord dell’Etna. All’ospedale di Bronte – che è chiamato a garantire assistenza sanitaria in un territorio che va da Randazzo a Cesarò – mancano medici ed infermieri. I numeri parlano chiaro: un giorno di degenza a Bronte costa alla Regione siciliana circa 300 euro, contro una media di 700 euro degli altri ospedali della provincia; negli ospedali catanesi il costo può arrivare anche 1300 euro. Visto che a far lievitare i costi della degenza è il personale impiegato, si intuisce bene come il versante nord dell’Etna sia trascurato.