«Siamo arrivati al punto del non ritorno. La situazione è veramente grave. Scriverò al presidente dell’Anci, affinché interloquisca con il Governo». A lanciare l’allarme è il sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, che a nome anche di diversi colleghi di tutta l’Isola, spiega perché non passerà molto tempo prima che molti Comuni siciliani, non certo per colpa loro, conosceranno l’onta del dissesto, senza poi poter rientrare approvando un Bilancio stabilmente riequilibrato. «Esatto! – racconta visibilmente contrariato – o si interviene con energia o per molti Comuni sarà la fine. Sono principalmente 3 le cause che impediranno a molti Comuni siciliani di approvare i Bilanci. La prima è certamente l’entrata a regime dell’armonizzazione contabile. La seconda l’evidente riduzione di trasferimenti statali e regionali che da circa un decennio assottiglia la capacità economica degli Enti locali. La terza, tutt’altro che banale, l’aumento dei costi dell’energia e di alcune materie prime, causato dalla guerra in Ucraina». Per il sindaco il problema principale si registra nei Comuni del sud. «Ovvio che sia così – continua – l’Italia economicamente viaggia a due velocità. Abbiamo il nord che “galoppa” e il sud che arranca e a stento “trotta”. E in queste condizioni cosa fa il Governo? Non solo, diminuendo i trasferimenti, costringe i Comuni a recuperare buona parte delle proprie risorse dalle tasse dei cittadini, ma nonostante sappia bene che al sud molte famiglie vivono sotto la soglia di povertà al punto da non poter pagare le tasse locali, obbliga i Comuni ad accantonare i crediti di dubbia esigibilità, che sono le tasse non riscosse, nel proprio Bilancio. Il danno è duplice: non solo il Comune non ha introitato queste somme, ma in virtù delle norme di finanza armonizzata, è costretto a coprire il mancato gettito, sottraendo risorse dai capitoli riservati agli investimenti e ai servizi».
Per Sgroi un provvedimento dissennato. «Ma veramente si rasenta l’assurdo – infatti esclama – al danno derivato dai mancati introiti si aggiunge la beffa di dover sacrificare altre somme di Bilancio, impoverendo il Comune e creando un danno anche a chi ha pagato, perché non otterrà servizi e non vedrà il proprio Comune investire». E Sgroi, che fa parte del Consiglio regionale dell’Anci, assieme ad un folto numero di sindaci, sembra intenzionato a portare il problema sui tavoli che contano. «Innanzitutto scriverò al presidente dell’Anci Sicilia – afferma – cui suggeriremo delle possibili soluzioni da portare all’attenzione dei Governi. Una ipotesi potrebbe essere quella che la Regione Sicilia garantisca ai Comuni misure economiche di sostegno che compensino la necessità di dover accantonare il fondo di dubbia esigibilità. Nel caso in cui questo sia impossibile mi chiedo perché debbano essere i Comuni a dover riscuotere i ruoli della tassa sui rifiuti. Se la gestione è in capo alla Srr – si domanda – perché la riscossione di Tari e Tarsu deve ancora essere dei Comuni? Sgraviamoli da questa incombenza, così non ci saranno più fondi di dubbia esigibilità e si libererebbero milioni di euro». Ma non solo. Per Sgroi una soluzione sarebbe anche quella di consentire ai Comuni di rinegoziare i mutui, i prestiti e le anticipazioni di liquidità: «Se lo Stato – spiega Sgroi – ci permettesse di spalmare i debiti in 30 anni, si libererebbero molte risorse e si permetterebbe di predisporre con cognizione i Bilanci futuri». Fonte “La Sicilia” del 21-09-2023