Si divide in due tronconi il processo frutto dell’inchiesta Terra Bruciata, che l’autunno scorso ha duramente colpito il clan Sangani di Randazzo, che da decenni rappresenta la famiglia mafiosa dei Laudani in questo meraviglioso pezzo di terra etnea. Droga ed estorsioni i due canali principali di “arricchimento” della cosca. Ieri mattina, si è svolta l’udienza preliminare, che ha visto alla sbarra 33 imputati. Il gup Stefano Montoneri prima di ascoltare la discussione della pm Assunta Musella e dei difensori che hanno scelto gli ordinari, tra cui i Sangani, ha pianificato un fitto calendario per la requisitoria e le arringhe degli abbreviati e anche dei patteggiamenti. Sono state fissate le udienze e non sono vicinissime: si tratta del 29 maggio, dell’11 luglio e del 19 settembre. In questa data potrebbe arrivare la sentenza, quindi, sui riti alternativi. Il decreto sulla decisione sulle richieste di processo invece sarà già depositato in cancelleria questa mattina. Il gup si è anche riservato di decidere sulla richiesta di costituzione di parte civile di diverse associazioni antiracket. L’inchiesta dei carabinieri cominciò dalle indagini di un fatto di sangue. Nell’estate 2018 Antonino Zammataro Costanzo è rimasto vittima di un agguato, che fortunatamente è fallito. Stava guidando l’auto quando sono arrivate le pistolettate. Per i carabinieri dietro quel tentato omicidio ci sarebbero stati i Sangani, che ambivano ad essere i monopolisti del traffico di droga a Randazzo.
La vittima per cercare di evitare di trasformare il paese in una polveriera andò a cercare un confronto con Paolo Di Mauro, il reggente della zona che è scomparso durante la pandemia. Anche il vecchio boss dei Laudani gli consiglio di smettere di occuparsi di spaccio e di occuparsi sono della sua attività di macellaio. Da quel momento sono partite le intercettazioni che svelarono il mondo criminale concimato con paura e terrore dai Sangani. Diversi gli imprenditori che sono rimasti soffocati dal cappio del pizzo. Gli investigatori in particolare si soffermarono sulla figura di Salvatore Sangani, tornato a Randazzo nel 2013 da sorvegliato speciale, ai figli Francesco e Michael e il nipote Samuele Portale. Per quest’ultimo, alcuni giorni fa, è arrivata l’archiviazione per il reato di voto di scambio politico-mafioso assieme al sindaco Francesco Sgroi. Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 28-03-2023