Vincere ben due cause legali: una presso il l’ex Tribunale civile di Bronte e la seconda davanti la III sezione civile del Tribunale di Catania. Eppure a distanza di 3 anni, dall’ultima vittoriosa sentenza, non hanno ancora ottenuto giustizia. Parliamo dei 13 proprietari dei terreni agricoli di contrada Ciaramella, Taccione e Pignatone, nei pressi del depuratore delle acque reflue di Randazzo. Dal 2007 protestano duramente contro il Comune, perché, dal non lontano depuratore arrivano miasmi ed esalazioni così maleodoranti da impedire il respiro. E se negli anni a nulla sono serviti gli incontri con il Comune, l’Asp ed i progettisti del depuratore, i 13 proprietari hanno gridato vittoria quando i giudici nel 2011 hanno condannato il Comune a compiere gli interventi strutturali necessari per eliminare la puzza dal depuratore, ma soprattutto a non utilizzare l’impianto fino a quando i lavori non fossero completati. L’allora sindaco, Ernesto Del Campo, si rifiutò di chiudere il depuratore «per evitare – come disse allora – di essere causa dell’inquinamento ambientale» che ne sarebbe scaturito, ma programmò una serie di interventi che per i proprietari dei terreni non hanno risolto il problema. «La puzza c’è sempre. – Dice Salvatore Pagano. – Magari non come un tempo, ma c’è. Ed allora ci siamo riuniti ed abbiamo deciso di ritornare dagli avvocati e, se il caso, chiedere la chiusura del depuratore». «Incontrerò presto il legale dei proprietari – comunica il sindaco di Randazzo, Michele Mangione. – E’ nostra intenzione intervenire, ma le nostre attuali finanze non ci permettono di programmare interventi, che per il depuratore rischiano di essere consistenti. Gli uffici del Comune, comunque, mi dicono che con la nuova gestione il depuratore funziona bene». Ed in effetti è vero. Se si confrontano le analisi dei reflui in uscita di aprile e di giugno di quest’anno, si evince che la situazione è migliorata parecchio. Probabilmente, però, non è solo questo a determinare le cattive esalazioni, ed i proprietari a rassegnarsi non ci pensano per niente.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 18-09-2014