Quando aumenta il costo del pane non è mai una buona notizia per i consumatori. Si tratta, infatti, di un bene di prima necessità che tutti consumano e che fa parte del paniere dell’Istat per misurare l’inflazione. Ed a Randazzo il costo del pane è aumentato. Ovviamente, nel libero mercato, ciascuno si è mosso in autonomia, stabilendo il proprio listino, ma in generale possiamo dire che è aumentato di 40 centesimi al chilo. Fino a qualche giorno fa un chilo di pane costava 2 euro, oggi 2,40. I motivi li spiega Vincenzo Calà, panificatore da circa 35 anni. «Ci siamo riuniti – afferma – e constatando un aumento sostanziale del prezzo del grano abbiamo deciso di adeguare il costo del pane. Tenete presente che a Randazzo non aumentava da 18 anni. La Puglia, avendo avuto una scarsa produzione a causa del clima, ha comprato un bel po’ di grano qui in Sicilia. Di conseguenza il prezzo del grano rimasto è schizzato alle stelle. Negli anni scorsi, quando c’è stata una buona produzione, lo abbiamo comprato anche 25 centesimi al chilo, oggi non costa meno di 42. Fatevi un po’ i conti». Ma non è finita qui. «Da settembre a dicembre – continua Calà – arriva il grano dal Canada. Sappiamo già che arriverà con un prezzo più alto perché anche li, a causa della siccità, c’è stato un forte calo della produzione. Non abbiamo ancora stime certe ma se ci sarà aumento questo condizionerà nuovamente il costo del pane». E l’aumento del pane certamente pesa, soprattutto per le famiglie con redditi bassi, ma i primi ad essere preoccupati sono proprio i panificatori, secondo cui in queste condizioni il “caro pane” è inevitabile. «Chi – conclude Calà – intende produrre un pane di ottima qualità deve comprare farine e grani di eccellenza».
«Il Comune – afferma il sindaco Francesco Sgroi – non può far nulla per calmierare il prezzo. Quanto accaduto e quanto affermato dai panificatori mi costringe, però, ad una riflessione che mette duramente sotto accusa le politiche agricole e quelle sull’utilizzo del territorio. Un tempo la Sicilia era il granaio d’Italia, poi delle norme tendenti ad addormentare la produzione siciliana ha deciso addirittura di elargire contributi che si lasciava incolti i terreni agricoli. A peggiorare la situazione poi ci hanno pensato le norme di salvaguardia ambientale che hanno finito per valorizzare la macchia mediterranea, che non porta reddito ed impedire la produzione agricola. Il risultato che i Nebrodi, un tempo una inesauribile riserva di grano di eccellente qualità, sono diventati incolti, inaccessibili e teatro di incendi. Certe volte penso che abbiamo perso la ragione. L’aumento del costo di materie prima agricole come grano e cereali mi fa ipotizzare che è possibile per un giovane pensare di vivere di agricoltura, ma dobbiamo permettergli di usare la terra ed i moderni mezzi meccanici per essere competitivo. Ridiamo – conclude – alla terra il suo vero compito e valore, quello di regalarci prodotti agricoli». GAETANO GUIDOTTO Fonte “La Sicilia” del 14-09-2021