E’ durata appena qualche ora la latitanza di Michele Ragaglia, 54 anni di Randazzo. Coinvolto nell’operazione “Trinacrium” ed irreperibile al momento degli arresti. Ragaglia è stato trovato dai carabinieri di Randazzo a Melfi, in provincia di Potenza. Catturarlo è stato più facile del previsto. I militari dell’arma sapevano che frequentava spesso la Basilicata, dove aveva pure affittato un appartamento. E così, grazie ai colleghi della Compagnia di Melfi, nello stesso pomeriggio di lunedì sono piombati in casa, trovandolo con le valigie pronte. Probabilmente stava preparando la fuga. La sua latitanza, seppur breve, resta però al momento un mistero. I carabinieri di Randazzo, preparando il blitz, effettuato intorno alle 4 del mattino, già dalla sera precedente sorvegliavano di nascosto i componenti del clan. E domenica sera Michele Ragaglia era a Randazzo. Di conseguenza, o ha fiutato qualcosa ed è scappato senza riuscire ad avvertire i fratelli, oppure solo per caso quella notte non era in casa quando sono arrivati i carabinieri, sfuggendo alla cattura. Quel che è certo, però, è che ha raggiunto Melfi, che non è dietro l’angolo, senza la sua auto, rimasta in sosta sotto casa di uno degli altri due fratelli. E siccome raggiungere velocemente da Randazzo la cittadina del Potentino con i mezzi pubblici è praticamente impossibile. I carabinieri sospettano che lo abbia aiutato un complice. Per questo le indagini continuano. Michele Ragaglia, era certamente un esponente di spicco del clan. Secondo gli investigatori, affiancava e sosteneva assieme al fratello Antonino Salvatore, l’altro fratello Claudio nella leadership del gruppo malavitoso. Non è impossibile, quindi, che abbia trovato presto l’aiuto per fuggire e soprattutto il sostegno per farsi finanziare una latitanza. Per i carabinieri uno dei fratelli Ragaglia fuori dal carcere, poteva significare che il clan fosse ancora in grado di gestire i traffici illeciti nella cittadina. Invece, adesso, almeno il vertice è stato decapitato e Michele Ragaglia si trova nel carcere di Potenza. Ma “Trinacrium” si chiude qui? Gli investigatori dicono di no ed assicurano che presto ci saranno altri arresti, invitando le vittime a denunciare i propri estortori o aguzzini perché prima o poi la giustizia arriva. I carabinieri, del resto, stanno indagando su alcuni strani incendi dolosi che si sono verificati a Randazzo: uno all’interno di un vivaio e per ben due volte ai danni di un’impresa di per la realizzazione di inerti lavici. Ci sono stati momenti in cui si è temuto che nella medievale cittadina il racket delle estorsioni potesse prendere il sopravvento come negli anni 80. Gli arresti dei componenti del clan “Ragaglia”, invece, dimostrano che lo Stato riesce ad organizzarsi meglio delle organizzazioni criminali.
T.P. Fonte “La Sicilia” del 24-09-2014