Quello che raccontiamo oggi è un esempio di burocrazia a due velocità. Velocissima nel dimezzare i posti letto della Rsa dell’ex ospedale di Randazzo da 31 a 16, e nei tempi nel consegnare i lavori di riqualificazione dei reparti che ai tempi, a detta dell’Asp, era l’unica causa della riduzione del servizio. Per capire bene torniamo indietro nel tempo fino all’ottobre scorso, quando i posti letto furono dimezzati. Allora la Città temette l’ennesima riduzione dei servizi, con la protesta che arrivò fino in Consiglio comunale. L’Asp 3 di Catania però tranquillizzò tutti, assicurando che “La riduzione era solo momentanea e dovuta esclusivamente all’inizio di lavori”. Oggi però a distanza di quasi 6 mesi i lavori non sono iniziati, mentre i posti sono stati ridotti già da tempo. “Il progetto – apprendiamo dall’Asp – è stato redatto ai sensi del D.lgs 50/2016 e nel pieno rispetto dei tempi previsti dalla normativa. Sono state anche affrontate e risolte alcune difficoltà dovute agli impianti (elettrico e gas medicali). La gara, sul Mepa (mercato elettronico pubblica amministrazione), sarà indetta nei prossimi giorni ed esperita nell’arco di 30 giorni. I lavori ammontano a oltre 180 mila euro. Gli interventi riguardano il completo adeguamento e messa a norma di una intera ala, esclusivamente per la degenza. Saranno così concentrati i 32 posti letto previsti, con conseguente miglioramento dell’organizzazione interna e del management dei pazienti. L’altra ala, invece, adibita ad ospitare altri servizi sanitari della Rsa”. Ottimo, ma se era necessario così tanto tempo, perché ridurre subito i posti letto? Forse aveva ragione il sindaco di Randazzo, Michele Mangione che, sempre nell’ottobre scorso, affermò che la causa della riduzione dei posti non era solo legata ai lavori, “ma anche alla carenza di personale” nella struttura sanitaria. In questo caso se non l’Asp, che deve far quadrare i conti, l’assessorato regionale ha il dovere di rimediare anche perché nell’ex ospedale di Randazzo sono rimasti soltanto pochi servizi, ovvero il Poliambulatorio, la Guardia medica, Punto di primo intervento e l’ambulanza del 118. E se viene ridotta la Rsa rimane ben poco. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 08-03-2017