«Calanni ti manda un messaggio, tu e tuo figlio se non andate via da qui verrete ammazzati tutti». La chiara minaccia è arrivata alle orecchie di un imprenditore egiziano che è stato picchiato selvaggiamente, lo scorso agosto, mentre stava facendo dei lavori fuori dal suo negozio nel Catanese. Lo straniero è stato picchiato selvaggiamente per diversi minuti: inutile il tentativo di ripararsi il volto con le mani. Alla fine è finito in ospedale dove gli hanno asportato la milza. Il negoziante ha denunciato il pestaggio ai carabinieri di Randazzo e dalle indagini è emerso che il vile gesto sarebbe collegato all’asta giudiziaria indetta per l’aggiudicazione di un complesso immobiliare che era di proprietà proprio di Francesco Calanni Pileri. Il 64enne avrebbe ordinato la spedizione violenta al catanese Carmelo Pino, 53 anni, che avrebbe ingaggiato due picchiatori. I due sono stati fermati dai militari lo scorso sabato, in esecuzione di un provvedimento della Procura, in quanto avrebbero pianificato un altro pestaggio ai danni della vittima. Il gip Carlo Cannella, ieri mattina, non ha convalidato il fermo per mancanza «del pericolo di fuga» ma ha emesso nei confronti dei due indagati la misura cautelare in carcere in quanto sussiste «la gravità indiziaria». I due sono accusati di tentata estorsione, lesioni gravissime e danneggiamento seguito da incendio. Ci sono forti sospetti infatti che ci sia Calanni anche dietro il rogo doloso (accertato da una relazione dei vigili del fuoco) avvenuto lo scorso 6 marzo nell’attività commerciale della persona offesa. La vittima ha anche rischiato la vita in quell’incendio: riesce a salvarsi fuggendo da una finestra dello stabile. Ci sono delle intercettazioni in cui Calanni fa intendere ai suoi interlocutori che le fiamme che hanno distrutto la bottega sarebbero state il chiaro segno di un’altra intimidazione per far desistere l’egiziano dall’andare avanti con l’asta. «Due avvertimenti gli bastano, no? Quindici giorni fa prima della cosa (l’asta, ndr) gliel’hanno bruciato… ha preso fuoco… prende solo a fuoco?», commenta. Alle varie aste l’indagato e mandante dei pestaggi avrebbe inviato dei suoi referenti, tra cui anche Pino. Ma questo non gli sarebbe stato utile, perché l’egiziano ha continuato dritto per la sua strada. La vittima ha raccontato che pochi giorni dopo l’asta in cui si è aggiudicato degli appartamenti Calanni si sarebbe avvicinato al cancello e lo avrebbe minacciato: «Diventerai vittima di lupara bianca». E in realtà, nella mente dell’aguzzino, ci sarebbe stata l’idea di un omicidio. Ma non avrebbe trovato gli uomini pronti a farlo. Almeno fino a qualche giorno fa.
Quando parlando con un esponente del clan Brunetto di Fiumefreddo, quest’ultimo gli avrebbe anticipato: «Prendo due carusi e lo facciamo rompere tutto». E pensare che in un primo momento il boss della cellula ionica avrebbe suggerito a Calanni di essere cauto. Ma il sessantenne sarebbe stato pronto a tutto per rientrare in possesso dei beni persi all’asta. Addirittura anche ad affiliarsi con la frangia della famiglia catanese di Cosa nostra: «Se c’è bisogno… se loro ci risolvono le situazioni… dice ma per risolvere le situazioni voi vi dovete dichiarare con noi ci dichiariamo qual è il problema!». L’indagato avrebbe anche cercato di crearsi un alibi per allontanare i sospetti su di lui e ha denunciato la vittima per turbativa d’asta («Su di me non c’è niente… Perché io non è che sono bestia!»), elemento riscontrato dai carabinieri nell’arco delle indagini. Che Calanni è il mandante del violento pestaggio del 5 agosto 2022, con la partecipazione di Carmelo Pino, per gli investigatori non ci sono dubbi. Negli atti c’è una conversazione che pare una vera e propria confessione: «Quel nero di m… era venuto… l’ho fatto scassare… l’ho fatto spaccare… l’ho fatto ricoverare un mese e mezzo, e minchia… l’ho fatto ammazzare a botte…» Ma sono di qualche settimane fa i dialoghi tra Pino e Calanni che hanno fatto alzare le antenne agli investigatori e hanno portato a emettere i fermi. Chiaro il progetto di un pestaggio. Il 60enne chiede al catanese, parente del boss dei Cappello Orazio Pardo, di ingaggiare gli stessi uomini che hanno pestato l’egiziano la scorsa estate: «Se loro ci vanno e ritornano a spaccarlo eh… però più pesante glieli devono dare…» Inoltre Pino avrebbe dovuto procurare a Calanni «due panettoni». Strano essendo in piene festività pasquali. Andando avanti nella conversazione infatti l’indagato, questa volta senza linguaggio in codice, afferma: «Mi servono due pistole…». Laura Distefano Fonte “La Sicilia” del 26-04-2023