Noi, nonostante parti influenti della politica non se ne siano mai volute occupare, lo abbiamo sempre sostenuto. Il tratto Randazzo – Fiumefreddo della Ss 120, ovvero la strada che collega Taormina e la costa ionica con l’Etna, rappresenta un vero e proprio simbolo dell’arretratezza. Tante le curve ed i rallentamenti, troppi i centri abitati piccoli e grandi da attraversare, parecchie le difficoltà e tanti i pericoli. Lo pensiamo noi e lo pensano i nostri lettori. Il prof. Giovanni Mangano di Randazzo, infatti, ha scritto una lettera all’Anas, ma anche a noi, per segnalare la pericolosità di una delle tante curve che la strada disegna. Questa curva si trova vicino alla sua abitazione dove gli incidenti pare non siano poi così rari: «Abito a Randazzo – scrive il professore – ed ho una piccola azienda agricola nella frazione Montelaguardia. Percorro più volte al giorno il tratto della Statale 120. Mi è capitato di assistere spesso ad incidenti al chilometro 187,9; i crolli nel muro di nord dimostrano che gli incidenti sono stati tanti, qualcuno anche mortale. Pochi giorni fa – si continua a leggere – mentre rientravo a Randazzo, a poche decine di metri davanti a me, ho visto un’auto schiantarsi sul muro; fortunatamente il conducente ne è uscito illeso dall’auto distrutta, ma se mi fossi trovato più avanti? Non voglio pensarci. Evidentemente in quella curva c’è qualcosa che non va, forse la curvatura o l’inclinazione, non so. Chiedo a chi di competenza di intervenire anche con semplici accorgimenti per rendere più sicuro quel tratto di strada così rischiosissimo». E la sicurezza, in teoria dovrebbe avere priorità su tutto. In verità l’Anas, appena ricevuta la missiva del professore, ha deciso di effettuare oggi un sopralluogo. Di certo i tecnici troveranno una strada “lenta” perché attraversa i centri abitati ed i passaggi a livello della Circumetnea e pericolosa non solo per le curve, ma anche le tante intersezioni con le strade rurali. Per avvicinarsi al mare bisogna affrontare ripide discese e curve a gomito, dove si può sorpassare solo in un punto. Alla fine, in appena 30 km, abbiamo affrontato oltre 150 curve. Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 10-01-2018