Ancora conflitti, ma anche chiarimenti fra il paziente diabetico Alfio Papa, che per protesta ha rinunciato a ritirare i farmaci dalla farmacia ospedaliera di Bronte, e l’Asp. A seguito della replica della dottoressa Maria D’Agata, direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Asp di Catania, Papa ci scrive nuovamente: «Vorrei poter replicare alla dott. D’Agata. Quanto dichiarato, non corrisponde ai fatti reali. Per prima cosa, non mi sono lamentato riguardo al comportamento del dipendente in questione, semmai della sommaria e relativa organizzazione e del servizio offerto e volevo anche sottolineare che, la fornitura proposta, era di solo 4 confezioni per una durata di 56 giorni e non di 3 mesi come dichiarato dalla dottoressa. Uno dei problemi più incresciosi poi sta proprio nell’organizzazione. La mancanza di una sala d’aspetto con posti a sedere costringe a un’attesa in un corridoio senza nemmeno uno sgabello dove transitano barelle con pazienti. Tra le altre cose da segnalare la mancanza di un elimina code che invoglia l’arte di arrangiarsi spesso furbescamente. «Infine, è vero che tali presidi hanno una breve scadenza, ma si tratta di una scadenza di circa 18 mesi. Il mio disappunto sta soprattutto nel fatto che, l’apertura della farmacia ai pazienti esterni, preveda un solo giorno settimanale, considerando che i Comuni che gravitano nella stessa sede, sono 4 contemporaneamente. Se ne dovrebbero occupare i sindaci».
L’Asp ammette alcune disfunzioni, ma resta ferma sui tempi di consegna dei farmaci: «Mi dispiace per i disagi subiti dall’utente – afferma il direttore D’Agata – e lo ringrazio perché la sua segnalazione ha evidenziato delle criticità, alcune delle quali facilmente risolvibili. Infatti sono state già collocate delle sedie nella zona d’attesa ed è stato istallato un eliminacode. L’ubicazione della Farmacia non è ottimale, ma si tratta di una collocazione temporanea legata ai lavori di ristrutturazione. Riguardo poi alla richiesta di consegna della fornitura per 6 mesi, volendo tralasciare il problema della scadenza del dispositivo (che comunque è di 18 mesi dalla data di fabbricazione e non di arrivo della merce al magazzino), devo purtroppo ribadire che tale richiesta non può essere accolta in quanto contraria ai criteri di appropriatezza e di buon governo delle risorse economiche disponibili. «La fornitura prevista, difatti, non può superare la consegna di farmaci o dispositivi per un periodo superiore a 2 massimo 3 mesi. Questa modalità è prevista in tutte le Aziende sanitarie regionali e giustificata da fatto che qualora il paziente per una ragione qualsiasi (intolleranza, cambio terapia, ecc…) si trovi costretto a sospendere o cambiare terapia, i farmaci o dispositivi già erogati andrebbero sprecati». Fonte “La Sicilia” del 13-01-2023