Dopo la decisione del Consiglio comunale di Randazzo di revocare la delibera con cui il Nino Grillo è stato eletto presidente del Consiglio comunale, ci si chiede se la delibera abbia efficacia o meno. Secondo gli uffici del Comune no, perché «per approvare la revoca del presidente è necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi dei consiglieri, con la votazione che deve avvenire per appello nominale, previa disciplina statutaria». Il voto invece non solo è avvenuto a votazione palese e con una maggioranza semplice, ma la revoca del presidente non è prevista dallo statuto del Comune di Randazzo. L’opposizione però non ci sta e preannuncia battaglia: «Ci sono alcune sentenze – spiega il consigliere Alfio Ragaglia – che ritengono legittima la revoca del presidente anche in assenza di previsione nello statuto. Ne cito due: la sentenza del Consiglio di Stato n. 5605 del 26 dicembre 2013 che prevede la legittimità della revoca in presenza di cattivo esercizio della funzione e perdita della neutralità ed imparzialità inerente all’ufficio e nella gestione del Consiglio e la sentenza 528 del 2014 del Tar di Lecce che conferma come la figura del presidente debba garantire il corretto funzionamento dell’organo consiliare e della corretta dialettica tra maggioranza e minoranza. Siccome queste sono accuse che formuliamo contro Grillo la revoca è legittima». Intanto Nino Grillo, che ha sempre rigettato ogni addebito, sottolineando di contro l’irreprensibilità e la correttezza del suo comportamento, procede come se nulla fosse e da presidente ha già convocato l’assemblea consiliare per domani alle ore 19. All’ordine del giorno il dibattito proposto dall’opposizione sulla “assenza di posti per sepoltura al cimitero”.
G. G. Fonte “La Sicilia” del 15-04-2015