Tre persone denunciate a piede libero e circa 5 ettari di terreno sequestrato nel Parco dell’Etna. E’ il bilancio di un’operazione di controllo del territorio effettuata a Randazzo dal Nucleo operativo provinciale della Guardia Forestale di Catania che, su segnalazione del locale Distaccamento forestale, ha perlustrato buona parte del territorio cittadina, trovandosi di fronte a un’enorme lingua della colata lavica del 1981 trasformata in cava abusiva e discarica di rifiuti anche tossici, in piena zona «D» del Parco dell’Etna. La discarica si trovava in contrada Boccadorzo, all’interno di una zona appartenente a tre imprenditori edili che la gestivano in comproprietà. La Guardie forestali si sono subito rese conto che quel terreno era stato da tempo e più volte scavato dalle ruspe senza la necessaria autorizzazione e così hanno oltrepassato i cancelli, trovando non solo i segni evidenti degli scavi, ma qua e là cumuli di rifiuti costituiti principalmente da inerti provenienti da scarti di edilizia. E’ bastato, inoltre, un controllo più accurato perché le Guardie forestali del Nucleo provinciale fra i rifiuti trovassero anche materiale tossico: amianto, batterie d’auto oltre ad alcune automobili arrugginite. Per completare il quadro dei possibili reati ambientali, i proprietari avevano pure costruito abusivamente dei fabbricati. Così per tutti sono scattate le denunce a piede libero per attività abusiva di cava, gestione di discarica senza le dovute autorizzazioni e abuso edilizio, mentre l’intera area stata posta sotto sequestro giudiziale. La colata lavica del 1981, pur rivestendo una notevole importanza dal punto di vista ambientale, a sentire le Guardie Forestali è stata spesso oggetto di scempio da parte di alcuni proprietari che dalla lava si sono visti portare via vigneti di pregio. Per questo dall’Ispettorato forestale di Catania fanno sapere che le indagini e i sopralluoghi continueranno per individuare altri abusi ambientali in un territorio che, invece, dovrebbe fungere da biglietto da visita per i turisti diretti nel Parco dell’Etna.
P. R. fonte “La Sicilia” del 10-03-2009