Ancora 15 giorni, poi Tony Gullotto di 67 anni, per decenni uno dei parrucchieri più apprezzati di Randazzo, dovrà consegnare all’ufficiale giudiziario il suo negozio di via Umberto, già da più di un anno venduto da una banca cui il parrucchiere non è riuscito a saldare un prestito. Finisce per il momento così la drammatica mattinata randazzese di ieri, fra la rabbia e la disperazione dell’artigiano che, sostenuto dal suo avvocato Nino Granata, evidenzia irregolarità nella vendita dell’immobile. Al suo fianco i rappresentanti di diverse associazioni e movimenti che ieri mattina sono giunti da tutta la Sicilia per sostenerlo. E mentre dentro il negozio gli avvocati, l’ufficiale giudiziario e i periti delle parti discutevano lo sfratto, fuori dalla porta Francesco Crupi del movimento dei forconi e di Alba siciliana fermava auto e passanti per denunciare quanto stava accadendo. Assieme a Crupi, Martino Morsello, che guida il movimento a Marsala, diversi componenti dell’associazione “Antiusura bancaria aiutiamoci” e pure Rita Bonaccorso, un tempo moglie del calciatore Totò Schillaci, anche lei vittima del pignoramento della sua casa. All’arrivo nel negozio dell’ufficiale giudiziario l’avvocato Granata ha segnalato un vizio nella procedura, chiedendo di fermare tutto. «Il negozio venduto – ha affermato – è al piano terreno di un immobile dove Gullotto abita con la sua famiglia. Gli ambienti godono degli stessi servizi e non poteva essere diviso. Separare il negozio dall’abitazione vuol dire privare la casa del mio assistito dei servizi, creandogli delle servitù. Non si può fare». Ma questo non ha fermato lo sfratto, e allora si sono vissuti momenti di tensione. I carabinieri hanno portato via dal negozio una bombola del gas e Gullotto pare abbia minacciato di incendiarsi con della benzina. In via Umberto sono arrivati i vigili del fuoco e l’ambulanza del 118 perché la moglie del parrucchiere, Maria Concetta, ha accusato diversi malori. Il comandante della Polizia municipale di Randazzo, Gaetano Cullurà, ha chiuso la strada al traffico ed è arrivato anche il sindaco Michele Mangione. Ma niente da fare: “Dura lex, sed lex”, c’era anche la necessità di tutelare i diritti di chi ha comprato il negozio. Sarà per tutto quello che è accaduto, o forse più semplicemente per la difficoltà di sgomberare i locali dagli attrezzi del parrucchiere, ma alla fine si è deciso per un rinvio. «Per fortuna lo hanno accettato – ha affermato alla fine Gullotto – Il negozio è la mia vita, spero di non perderlo».
G. G.