Già famosa perché ricca di musei, storia, cultura e tradizioni, oggi Randazzo scopre di avere anche la sua bella mummia. Ieri mattina è tornato nella sua città il piccolo corpo mummificato dell’infante scoperto nel 2008 fra i resti di un ossario dietro un muro segreto della cripta della Basilica di Santa Maria. E’ arrivata in treno ed è stata mostrata al sindaco Michele Mangione, nella piccola chiesa del cimitero comunale. Il corpo è senza la testa, ma indossa ancora il vestitino di seta e cotone che gli è stato messo dopo la morte. C’è anche una scarpa di stoffa, probabilmente non sua perché parecchio grande. Non si riesce a stabilire il sesso, ma gli studiosi sono certi che è morto quando aveva tra 6 e 9 mesi. Visti gli abiti e il luogo della sepoltura non è escluso che si tratti di un rampollo nobile tumulato in chiesa e poi gettato fra i 140 teschi dell’ossario dietro il muro della cripta, che per l’archeologa Luisa Lo Gerfo e per il medico legale francese Philippe Charlier (giunto ieri con tanto di tivù francese al seguito) si sono rivelati un prezioso pozzo di informazioni sullo stato di salute della popolazione che viveva all’ombra dell’Etna. «Si tratta della più antica mummia della Sicilia – dice la dottoressa Lo Gerfo – risale infatti al XVII secolo. La datazione è stata stabilita a Parigi da grandi specialisti del settore che hanno esaminato il vestitino. Pensate che indossa ancora il pannolino legato con una spilla da balia di metallo. Ma tutti i reperti che abbiamo trovato ed esaminato – continua – ci hanno raccontato le malattie e le pratiche chirurgiche di un tempo. Esaminando i teschi, infatti, abbiamo trovato i segni di tumori benigni, di tubercolosi infantili e serpentiformi. Molti mostrano tagli di spada e con grande stupore anche 2 teschi sono stati operati. Per noi sono certamente i prima casi di craniotomia eseguiti in Sicilia. E l’aspetto fantastico – conclude – è che uno è morto in fase di guarigione, mentre l’altro è addirittura guarito». Per la dottoressa Lo Gelfo nella Randazzo seicentesca ci doveva essere un medico che operava al cervello senza l’ausilio delle tecnologie e dei farmaci della modernità. «Proprio così – aggiunge – perché la scatola cranica operata è perfettamente guarita». La mummia e i reperti sono stati in Francia per circa 2 anni. In questo periodo sono stati sottoposti a tac e esami di ogni tipo, ma sono anche state esposte inoccasione di diverse mostre, anche a Parigi nella reggia di Versailles, riscuotendo interesse e curiosità.
«Ogni volta che è stata esposta – rivela la dottoressa Lo Gelfo – ha attirato più di 5000 visitatori». Randazzo ha il compito di valorizzare il reperto per incrementare il turismo culturale: «E’ interessante – afferma il sindaco Mangione – scoprire che anche a Randazzo è stata praticata la mummificazione e che qui da noi si operava al cervello. Sicuramente la piccola mummia va esposta al pubblico assieme a parte dei reperti rinvenuti. Dobbiamo trovare il luogo giusto». Padre Enzo Calà, vicario foraneo e parroco della Basilica di Santa Maria lancia la sua proposta: «Esponiamola nella cripta dove è stata trovata».
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 10-11-2013