Fra i più anziani alzi la mano chi non ha mai sentito parlare della leggenda del tesoro della Basilica di Santa Maria. Un tempo, infatti, non c’era anziano che non lo raccontasse ai propri nipoti. Troppo famosa e carica di mistero questa storiella per non tramandarla. E poi riguardava la Basilica della medievale città di Randazzo, che per segreti nascosti non è seconda a nessuno. La randazzese Angela Militi, per questo ha addirittura scritto un libro, intitolato “Randazzo segreta”, raccontando anche questa leggenda che narra come un tempo un ricco tesoro fosse nascosto in una camera segreta sotto la Basilica di Santa Maria. Pare fosse composto anche da una chioccia con i suoi pulcini tutti d’oro e tempestati di pietre preziose. Per raggiungerlo bisognava percorrere una galleria fino alla famosa camera che era protetta da 7 porte o cancelli di ferro. Solo per un attimo queste porte, difese anche da terribili mostri, si aprivano, ed esattamente durante la messa della Notte di Natale, nel momento in cui il prete alzava l’ostia durante la benedizione. Il temerario che avesse voluto portar via il tesoro e non fosse riuscito ad uscire prima che il prete avesse abbassato nuovamente le braccia, sarebbe rimasto imprigionato per sempre.
Se questa è chiaramente una leggenda, esiste davvero un tesoro della Basilica di Santa Maria. Parte di questo fu donato dalla baronessa Giovannella De Quadris. Ne ha parlato l’indimenticato salesiano don Calogero Virzi nel libro “Santa Maria di Randazzo”, ne dà ampia e dotta illustrazione Antonio Agostini, specialista in beni storico artistici dell’Università di Catania, nei due volumi dell’opera “Sei secoli di oreficerie”. In questo tesoro ci sono preziosi di inestimabile valore, ma non c’è la chioccia con i pulcini d’oro: «Negli archivi che ho consultato – spiega il dott. Agostini – esiste traccia dell’esistenza di un battipetto della Baronessa De Quadris con la famosa chioccia ed i pulcini che però non è stato mai ritrovato. Randazzo merita attenzione nel panorama dei tesori siciliani, perché è riuscito a conservare parte del suo patrimonio». Oggi a costituire questo tesoro sono diversi oggetti di inestimabile valore. Fra questi il libretto delle preghiere della Baronessa con le valve esterne in avorio scolpito e foglietti in pergamena, il calice di Pietro II d’Aragona del XIV secolo, una pisside opera del XVII secolo tempestata di rubini e un paliotto d’altare, in seta, ricamato d’oro. Tesoro che la Chiesa custodisce con grande cura. «Mi è stato affidato dal vescovo al mio arrivo in Basilica – ci dice il parroco, padre Domenico Massimino –Qualche volta, parte del tesoro è stato esposto». Presto però tutti potrebbero ammirarne le sue bellezze.
Questa mattina il sindaco di Randazzo Francesco Sgroi e il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, sottoscriveranno un protocollo d’in – tesa volto alla valorizzazione del patrimonio ecclesiastico ai fini turistici: «L’intento finale – afferma Sgroi – è quello di istituire un museo per esporre il tesoro della Basilica di Santa Maria». Progetto ambizioso che si sposa perfettamente con un progetto di valorizzazione dell’intero patrimonio della Diocesi promosso dal vescovo Raspanti: «Si sposa – spiega padre Roberto Fucile – con il progetto del “Parco culturale ecclesiale dell’Etna e dell’Alcantara” promosso dalla Cei. Randazzo è fra i primi Comuni ha sottoscrivere un patto con la Diocesi che punta a valorizzare il patrimonio diocesano ai fini turistici. In agenda non solo il museo, ma anche un sistema di rete fra le varie realtà ecclesiali dei Comuni». Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 24-01-2020