La medievale città di Randazzo, nota per la sua millenaria storia e per i tanti aneddoti legati alle tante civiltà passate, si arricchisce di un nuovo mistero. Infatti, ieri mattina, i resti di una cassa funebre, in zinco, sono stati ritrovati alla fine di via Monti, in un terreno comunale, nella frazione di Murazzo Rotto. Ad accorgersi della bara, un randazzese che ha un terreno lì vicino, il quale ha immediatamente avvisato i carabinieri, che, giunti sul posto assieme alla polizia municipale, hanno trovato la bara accanto a due piccoli cumuli di materiale inerte. La bara era lì da poco, in quanto non era coperta da erba o altro materiale, segno del trascorrere del tempo. Il medico legale dell’Asp, giunto anche lui sul posto, constatava la presenza di alcune ossa umane, ma piccoli resti, mentre mancavano parti importanti come il teschio o la colonna vertebrale. Inoltre, all’interno vi erano delle scarpe da donna e dei capelli lunghi. Un ritrovamento misterioso, che secondo le prime considerazioni, sembra possa riguardare una donna morta 50 o 60 anni fa. Ma la cosa più importante è capire come la bara, e il suo macabro contenuto, siano giunti lì, e, soprattutto, da dove. E qui cominciano le ipotesi, che sono le basi di partenza per le indagini che i carabinieri di Randazzo hanno avviato. Da dove proviene la bara? Potrebbe essere stata trafugata da qualche cimitero, non per forza da quello di Randazzo, o tenuta per anni in qualche locale e ora gettata, oppure potrebbero essere resti di una estumulazione non effettuata, ma non si può nemmeno escludere che la salma sia stata usata per dei riti satanici. O chissà, che la bara sia venuta alla luce da qualche scavo o lavoro e buttata via per paura di un fermo dei lavori o altro. Di certo, c’è solo un nuovo mistero, che arricchisce la millenaria storia di Randazzo, fatta di gesta medievali e leggende di dame e cavalieri, un mistero che chissà se sarà risolto. Quello di una bara trovata in aperta campagna, con dei resti di donna all’interno, e portata al cimitero comunale di Randazzo in attesa di esami più approfonditi che possano dare una spiegazione a questa oscura vicenda.
Luigi Saitta Fonte “La Sicilia” del 17-04-2015