IL PALASPORT, UN GIOIELLINO CHE CADE A PEZZI – Potrebbe essere una città dello sport, Randazzo. Sport e turismo, ma per ora le carenze strutturali sono evidenti. Un dato, per cominciare: 11.108 abitanti, dipendenti comunali 146, di cui 96 di ruolo, 50 precari – articolisti. Nessuno è stato incaricato di sorvegliare gli impianti sportivi. Da anni non c’è più un custode. In nessun altro impianto è prevista la presenza di un dipendente comunale che possa controllare. Ci sono troppe cose da fare e non si riesce a coprire. E, allora, allo stadio e al palasport si poteva entrare liberamente, anche di notte. Ma il palasport ora è chiuso e le chiavi sono state consegnate ai club per evitare incursioni notturne. Alle 9 di sera il baseball e il softball si allenano all’interno e rovinano i muri del palasport, anche sul parquet ci sono le impronte delle palline che restano da anni scolpite soprattutto sull’intonaco, incavato dalla forza e dalla pesantezza dei lanci. I vetri? Rotti. Il palasport serve a volley e basket, per dirla tutta c’è omologato solo il campo di volley, neanche il basket potrebbe giocare. Ci si potrebbe solo allenare e non fare disputare le partite. Però a volte entrano le associazioni che si occupano di cortei medievali e chiunque necessiti della struttura anche per fini non sportivi. Nel tempo qualcosa è migliorata. Il campo di calcio è stato completato, le tribune saranno rese agibili. Il sindaco Michele Mangione ha mantenuto la promessa che ci aveva formulato nei mesi scorsi. Il palasport resta la piaga: sei club usano la struttura per l’attività motoria (tre società di calcio) ma in tribuna – circa 200 posti – non ci saranno più i tifosi del volley ad applaudire lo storico club del Randazzo perché inagibili. Il volley, medita di trasferirsi a Linguaglossa (pagando). Nella stessa situazione c’è il basket, l’Asd Randazzo disputa la serie D donne e conta 24 ragazzi in attività tra prima squadra e giovanili. L’Asd Randazzo di Prima Categoria e giovanili ha 55 bambini e da mesi ha affittato un campetto in contrada Campo Re, ma è di calcio a 7. La prima squadra si allena a Castiglione, ma starebbe per rinunciare al campionato. Il presidente Salvo Reitano che ha rilevato la “poltrona” scomoda per amore di una storia che dura da 48 anni, ammette: “La stagione sta per cominciare e giocare a Castiglione ci comporta spese insostenibili. A maggio non ci sono state date garanzie di poter giocare a Randazzo. Ad agosto non abbiamo ancora lo stadio, abbiamo chiesto aiuto alla città e non c’è stata risposta. A questo punto non possiamo continuare. Il titolo non verrà rilevato e chiuderemo bottega”. L’Asd Giocato di Egidio Petrullo cura il vivaio dentro la palestra con 24 bambini (giusto promuovere lo sport, ma al palasport non è il massimo anche per salvaguardare la struttura). L’Asd New Randazzo partecipa alla terza categoria e ha una scuola calcio: 9 i bambini iscritti fino alla fine della stagione. Va meglio al baseball: l’Asd Randazzo disputa la C di softball. Il presidente Salvatore Grasso accenna: “Il campo non viene restaurato dal 1990, manca l’erba, alcune zone sono da rifare. Nel 2013 un finanziamento di ristrutturazione di 970 milioni è stato bloccato alla Regione e non abbiamo notizie; ce ne sono altri 90 da valutare”. Al palasport manca la pavimentazione antiscivolo e anti collisione, ci sono gli spigoli scoperti, non c’è il punto di primo soccorso, manca il defibrillatore, non c’è deumidificatore. Insomma, era un gioiellino, adesso è da recuperare e alla svelta. La palestra della scuola di Ragioneria resta chiusa alle società perché la preside non la concede, non c’è personale per affiancare l’attività sportiva. Il sindaco Michele Mangione ribatte: “La palestra è utilizzata da molti club ed è giusto garantirla a tutti coloro che hanno bisogno di fare attività, i ragazzi soprattutto sono ammessi”. E ancora “Allo stadio il cantiere aperto si è quasi chiuso negli ultimi giorni. Adesso il campo di calcio è a posto, e presto le tribune saranno agibili. Sono stati impiegati, dopo 30 anni di attesa, 800 mila euro su base d’asta, con un ribasso del 36 per cento. Somme della Protezione Civile, perché all’interno della struttura è prevista l’area di raccolta. Sono previsti interventi per nuovi ingressi, servizi, spogliatoi, recinzione, impianti elettrici e idrici”. La ditta ha consegnato i lavori, ma sono state fino a ora sistemate la recinzione e la piazzola di raccolta. Sul palazzetto, ancora il sindaco: “In inverno se ci sono i bambini che si allenano, è giusto che non si espongano ai rigori dell’inverno e abbiamo uno spazio. Il resto, volley e basket esclusi, devono trovare altre soluzioni”. Sui lavori ecco la promessa: “Dobbiamo sistemare il palasport; dopo lo stadio anche grazie al bilancio comunale (spesi 30 mila euro per sistemare gli spogliatoi) riusciremo ad avere l’agibilità dell’impianto, so quali interventi effettuare. Tenteremo col bilancio 2016 per sistemare le cose più urgenti”. L’ex assessore allo sport, Carmelo Franco, ora sostituito da Cristina Gullotto, aveva una soluzione: “Diamo le strutture a tutti quanti, senza incassare un centesimo, il Comune non si può permettere una situazione del genere. Abbiamo pagato anche 12 mila euro di utenze negli impianti. Approvato il regolamento vorremmo far gestire gli impianti ai privati”.
IL TENNIS – Due sono i club di tennis cittadini: la Sikula Tennis Club del presidente Giancarlo Cammarata, il tc Randazzo del presidente Salvatore Portale. Le due società utilizzano il campo da tennis che si trova all’interno dello stadio. Un campo è utilizzabile ma necessità di interventi, l’altro si dovrebbe rifondare del tutto. I due club hanno rispettivamente una settantina di soci e una trentina l’altro. La Sikula è associata alla Fit e cerca di portare avanti la scuola tennis, con i bambini, “In futuro – accenna uno dei soci fondatori – Mario Bertolo – vorremmo presentare una squadra in un campionato ufficiale, magari in D3 maschile, in più parteciperemo ai campionati giovanili”.
MANITTA , VIA I GUANTI PER AMORE DEL VOLLEY
Ha difeso la porta di club tra i più prestigiosi d’Italia: dal Napoli al Bologna, passando per Messina, Siena, Livorno. E citiamo solo alcune piazze in cui Emanuele Manitta è stato protagonista in campo, persona equilibrata ed esempio per i ragazzi, fuori dall’avvenimento agonistico. Oggi Manitta, chiusa la parentesi con il Catania, vive la sua Randazzo a pieni… polmini: “Sono tornato al volley, mio vero amore per aiutare il club cittadino”.
Primo amore? No avremmo mai immaginato che… “Giocavo nelle Pgs non c’era attività agonistica a Randazzo. Ho dovuto… scegliere il calcio per forza”. Non c’erano alternative? “Calcio, baseball e basket erano gli sport che anni fa ti permettevano di scendere in campo e ho optato per il pallone”. Il calcio è stata la sua fortuna. “Effettivamente ho trascorso anni memorabili, formativi, a parte i successi”. Il periodo più bello? “Ricordo l’esperienza di Napoli in uno stadio sempre stracolmo e anche l’esordio in Serie A a 30 anni in Livorno – Roma. Difendevo la porta toscana”. L’episodio più divertente? “Il rigore di Kakà. Prese il pallone e cercava la valvola. Per distrarlo gli dissi: “Stai attento e trova il buco che è sgonfio”, ma non si fece distrarre”. Lei è stato fino a qualche mese fa allenatore dei portieri a Catania. “Un periodo molto formativo; l’ho vissuto da tecnico, da coordinatore dei preparatori, mi ha fatto crescere molto per il rapporto con i giovani e con i genitori”. Cerca squadra, adesso. Perché ? “No. Mi fermo un anno per acquisire il tirocinio formativo attivo e per insegnare nelle scuole l’educazione fisica: farò lezioni e pratica. Forse studierò a Messina dove mi sono laureato in Scienze Motorie, laurea arrivata all’età di 35 anni, dopo che ho chiuso la carriera di portiere”. Come vive la realtà della sua città? “Randazzo la vivo con serenità, abito qui, viaggio sempre. Non mi sta affatto stretta, cerco di fare qualcosa per i giovani. Adesso Randazzo me la sono cucita addosso”. Nessun rimpianto ? “Nessuno. Ho chiuso la carriera presto, avrei potuto giocare ancora, ero richiesto, ma puntavo già a qualcosa di diverso. Basta ritiri e partite. Ho studiato, ho ritrovato la pallavolo, a casa mia. E sto aiutando la società a costruire qualcosa tra difficoltà economiche e logistiche”. Quali sono le difficoltà? “Randazzo gode di un polo sportivo lasciato in eredità da circa trent’anni dai passati amministratori locali, di primissimo livello abbastanza completo per svolgere attività multidisciplinari. Negli ultimi anni la stessa struttura è stata, non solo abbandonata ad ogni tipo di custodia, pulizia, igiene, sicurezza e regolamentazione, ma è stata strumento per i politici che autorizzano a mio parere ingiustamente il palazzetto, all’utilizzo di varie organizzazioni e, di fronte alle giuste lamentele di chi ha ad usare lo stesso, lasciano intendere di porre i sigilli di chiusura”. Il dibattito è aperto.
PAUSA – “A Catania ho vissuto una parentesi molto formativa, adesso torno a studiare per insegnare ai ragazzi e intanto curo l’attività della società volleistica cittadina sperando che il palasport venga sistemato a dovere”.
Giovanni Finocchiaro Fonte “La Sicilia” del 22-08-2016