La maggior parte dei turisti vengono a Randazzo per scoprire una città dove l’atmosfera medioevale si respira ancora. Vi, infatti, sono opere d’arte testimonianza di una civiltà che la vide sede di re e imperatori, caposaldo bellico, fortezza inespugnabile nella guerra del Vespro e grande, anzi il più importante, emporio commerciale della zona che il secolo XVIII riusciva a offrire. Chi viene però per visitare i famosissimi musei (archeologico e ornitologico) è bene che programmi il viaggio nel weekend o di mattina, perché sino a fine marzo nel pomeriggio dei giorni feriali i musei rimarranno inesorabilmente chiusi. Lo ha deciso il sindaco Michele Mangione. I musei rimarranno aperti sempre dalle 9.30 alle 13, mentre solo il sabato e la domenica anche nel pomeriggio (14.30-18.30). Per una cittadina che ambisce a essere turistica non sembra essere una bellissima idea, ma il sindaco chiarisce: «La chiusura pomeridiana è momentanea. Soprattutto al museo archeologico dobbiamo risolvere alcuni problemi. Abbiamo così deciso di chiudere il pomeriggio dei giorni feriali, dove in verità l’affluenza è quasi nulla. Se dovessero arrivare gruppi però – spiega – siamo pronti ad aprire. Chiudere sarà utile per preparare al meglio le iniziative primaverili di rilancio dei musei randazzesi». E vale veramente la pena visitare i due musei. Quello ornitologico custodisce la Collezione Priolo ed è meta di tantissime scolaresche. La collezione è composta da 2.250 esemplari. Vi sono soggetti dal valore storico e alcune specie in Sicilia estinte come il Grifone. Il museo, inoltre, espone minerali, un’interessante collezione di farfalle e fra gli altri reperti un leopardo e un giaguaro. Altrettanto interessante il museo archeologico che conserva la collezione che Vagliasindi mise assieme nella metà del 1800 grazie a scoperte casuali e a scavi in un suo podere in contrada Sant’Anastasia. Scavi nella stessa zona furono compiuti da Salinas nel 1889 e ‘90 e nel 1904 da Paolo Orsi che mostrarono come quel terreno fosse occupato da una vasta necropoli. Gran parte da reperti sono di origine greca e arricchiscono il Castello Svevo di San Martino.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 24-01-2014