Per decenni è stato uno degli artigiani più apprezzati di Randazzo. Oggi rischia di perdere la sua casa ed il negozio perché è stato stritolato dalla banca cui si era rivolto per chiedere un mutuo. In sintesi è l’amara storia che un parrucchiere randazzese ha deciso di raccontare, non solo per porre la sua vicenda all’attenzione dell’opinione pubblica, ma affinché altri non abbiamo a passare quello che sta vivendo. «Tutto – racconta – è cominciato quando ho acquistato l’immobile dove risiedo con mia moglie e mio figlio e dove ho trasferito pure il mio negozio. Per affrontare le spese di acquisto dell’immobile e del necessario restauro ho acceso un mutuo in una banca, garantendo con lo stesso immobile. E’ andata bene fino a quando l’impresa edile che stava effettuando i lavori, nonostante gli accordi, mi ha comunicato che per terminare l’opera erano necessari altri soldi. Costretto dall’esigenza di tornare presto a lavorare tornai in banca e chiesi un prestito. Il direttore produsse l’istanza alla sede centrale e successivamente mi disse che era stata accettata, proponendomi di effettuare un prestito con un consorzio fidi siciliano. Grazie a questa soluzione, infatti, avrei pagato tassi di interesse minori. Io, autorizzato verbalmente dal direttore della filiale a spendere i soldi chiesti, andai avanti – continua – Pagai l’impresa edile con degli assegni e completai i lavori, ma subito dopo accadde l’imprevedibile. Il consorzio Fidi non concesse il finanziamento, ed il nuovo direttore della filiale che subentrò a quello che aveva prodotto la mia pratica pretese la restituzione dell’intera somma. Io in quel momento non potevo pagare, ed allora, complice anche il fatto che mancai di pagare qualche rata del mutuo principale, lo stesso fu considerato in sofferenza. Era il 2004 – ribadisce – Da allora ho proceduto a colpi di carta bollata. La mia richiesta alla banca è stata sempre la stessa: permettetemi di rientrare dal debito. Ma è stato tutto inutile. La banca ha venduto la mia casa ed il mio negozio e venerdì gli ufficiali giudiziari verranno, penso con le forze dell’ordine, affinché vada via». E qui la storia rischia di diventare tragedia: «Nessuno entrerà in casa mia – aggiunge – a costo di chiudermi dentro e far saltare tutto. Io chiedo solo di poter pagare. Lavoro e posso sostenere un ragionevole piano di rientro, ma la banca fino ad oggi non ha permesso quello che credo sia un mio diritto».
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 16-10-2013