È, questo, il racconto di un miracolo non riconosciuto, comunque di un evento eccezionale, quello di cui fu protagonista Rosa Mannino a Lourdes, il 16 agosto del 1967. Ma non riconosciuto forse solo per negligenza, cioè perché nessuno si curò, nei giorni immediatamente seguenti, di documentare i fatti e portarli a conoscenza degli uffici del Santuario mariano francese. Oggi la signora Mannino ha 92 anni e vive con la nipote Antonella Franco e il marito di lei Salvatore Di Stefano alla periferia di Randazzo; accusa qualche acciacco, ma sta bene; non ha perso il sorriso, lo sguardo intenso con i suoi occhi color del cielo e la voglia di dialogare. Rosa ha sempre vissuto, da ragazza, esperienze di vita ecclesiale, nella sua parrocchia del Sacro Cuore, dove è stata anche ministro straordinario dell’Eucaristia. Ricorda tutti i parroci che si sono succeduti: don Salvatore Cariola, don Carmelo Torrisi, don Salvatore Ragusa, don Carmelo La Rosa e oggi don Salvatore Grasso.
Quando sentì la chiamata alla vita religiosa entrò nel convento cittadino delle suore della Carità di santa Giovanna Antida; mentre era novizia si manifestò una calcificazione al ginocchio destro che presto portò al blocco completo dell’arto. Non valsero a niente visite e cure; i medici esaminarono la possibilità dell’intervento chirurgico, che avrebbe provocato l’accorcia – mento della gamba e un’andatura claudicante e quindi lo esclusero. Sembrava destinata a vivere con la gamba destra rigida. Anche su consiglio della sorella Edvige, che aveva professato i voti nello stesso convento, tornò in famiglia. Rosa riprese la vita di donna di casa e di chiesa, impacciata nei movimenti a causa della gamba destra bloccata in posizione dritta; in chiesa, per evitare di disturbare gli altri fedeli, sedeva sempre nello stesso posto. Quando in parrocchia, che frequentava quotidianamente, si cominciò a parlare di un pellegrinaggio a Lourdes, Rosa aderì subito. Nel paese delle apparizioni della Madonna a Bernadette Soubirous prima sosta rituale fu davanti alla Grotta, dove Rosa Mannino si raccolse in preghiera con amici e parenti. E, quando gli altri si allontanarono per prepararsi alla processione del pomeriggio, lei restò lì, seduta sulla panca. «Era il 16 agosto del 1967 – ricorda Rosa tradendo la commozione, anche se sono passati quasi 52 anni -. Io ero tranquilla, stavo con la gamba destra tesa sulla panca, quando all’improvviso sentii una voce interiore che mi diceva ‘scendi la gamba dalla sedia’. Ero confusa, non potevo credere a quelle parole. Ma la voce mi invitò più volte, con le stesse parole, a posare il piede destro a terra. Pensavo di non poterlo fare perché sapevo di non potere piegare l’arto: ma la voce insistette fino a quando posai il piede a terra e la gamba si piegò subito; cominciai a camminare e non credevo a quello che, invece, stavo facendo: muovere le gambe come le persone normali. Mi vedevo come una stupida e, presa da uno strano sentimento di felicità, mi diressi subito verso il luogo della processione, dove quanti mi conoscevano non ebbero il tempo di rimproverarmi per avere affrontato quel pezzo di strada da sola che non credettero ai loro occhi: videro che camminavo e mi muovevo regolarmente. «Immenso fu lo stupore di tutti i partecipanti alla processione, contagiati dai miei compagni di pellegrinaggio. Andai dal medico del Santuario, che si meravigliò non poco e affermò che si vedeva chiaramente, eseguendo delle radiografie, che il ginocchio era stato interessato da una calcificazione completamente scomparsa. «I giorni successivi – aggiunge Rosa – li ho vissuti, tra l’incredulità di tutti e soprattutto mia, ringraziando intensamente il Signore e la Madonna per la grazia ricevuta».
Appena rientrata in paese, dove la notizia si era già diffusa, Rosa si fece visitare dal medico di famiglia, il dott. Giuseppe Petrina. Questi constatò come il ginocchio della signorina Mannino era diventato “normale” con l’articolazione completamente libera sì da permettere alla donna di camminare normalmente. «Il dott. Giuseppe Petrina – ricorda sorridendo la signora – battè un colpo di martelletto sul mio ginocchio. E disse: “Quello che può fare il Signore non lo può fare nessuno». Affermazione, questa, che rappresenta un chiaro riconoscimento di un evento che non ha spiegazione scientifica. Rosa si trovò al centro dell’interesse cittadino, soprattutto negli ambienti cattolici, per quell’evento, del quale era stata protagonista, che aveva tutte le caratteristiche del miracolo. Ma affrontò tutto e tutti con la semplicità che le è sempre stata propria, la stessa che caratterizza il suo racconto. «Ripresi la mia vita, che ricominciai a vivere con entusiasmo soprattutto nel servizio in parrocchia». Nessuno, però, si preoccupò di mettersi in contatto con il Santuario di Lourdes né con le autorità ecclesiali della Diocesi acese per verificare se la guarigione di Rosa Mannino potesse essere riconosciuto dalla Chiesa come un evento effettivamente miracoloso. «Oggi – rivela la nipote Antonella – non so dire neanche se esistono documenti, soprattutto di carattere sanitario, utili per una istruttoria di tale portata». Altri parenti ricordano vagamente che Rosa, al rientro da Lourdes, disse di essere stata sottoposta, nella cittadina mariana, a parecchi esami medici per diversi giorni. E così il caso di Rosa Mannino continuerà a essere considerato un miracolo dalla gente ma rischia di non avere mai l’imprimatur della Chiesa. MARIA PIA RISA Fonte “La Sicilia” del 10-03-2020