“PER NON DIMENTICARE CHI HA DATO LA PROPRIA VITA PER LA SALVAGUARDIA DELLA NATURA IN CUI CREDEVA FERMAMENTE” (di E. Crimi)
Il 18 di agosto di ogni anno, puntuale e carico di dolore e rabbia per tutti, arriva il ricordo di uno dei giorni più tragici nella storia del Corpo Forestale della Regione Siciliana, che ha procurato tanta angoscia e tristezza nei cuori di chi crede nella sacralità della vita e nella salvaguardia dei beni ambientali. Infatti, in quell’infausta data del 1993, durante le operazioni di spegnimento di un incendio boschivo all’interno del “feudo Mitogio”, in agro di Castiglione di Sicilia, persero la vita, Francesco MANITTA, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale, e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: ZUMBO Vincenzo, MINEO Benedetto e MANITTA Giuseppa, tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura. Il sacrificio di questi uomini deve essere illuminante per tutti noi perché nella vita nulla deve essere scontato e tutto deve essere riconosciuto, anche l’amore per la natura che non deve essere un segreto inconfessabile ma un’emozione inestimabile perchè essa é la vera essenza dell’uomo. Sappiamo che ogni albero che si brucia, è una boccata di ossigeno in meno per i nostri figli che così pagheranno per le colpe dei loro padri. Ogni anno decine di migliaia di ettari di bosco o di cespugliati comunque importanti per la stabilità dei versanti e per il paesaggio, vengono percorsi dal fuoco. Il fenomeno degli incendi boschivi è dunque drammatico e ricorrente. Drammatico perché distrugge la vita: degli uomini, delle piante, degli animali. Ricorrente perché ad ogni stagione, soprattutto estiva, si ripresenta con motivazioni, prerogative, caratteristiche, storia, diverse dalla precedente. Dietro ogni incendio boschivo, c’è la mano dell’uomo; un uomo consapevole o inconsapevole del dramma e della catastrofe ecologica connessa al crepitio delle fiamme. Come se i maligni nemici della vita, aspettassero appositivamente il periodo estivo per porre in essere nefandi attacchi di fuoco contro la Madre Natura. Come se le menti contorte di piccoli uomini, con grande accanimento, volessero fare pagare ad essa i mali di questa nostra civiltà del nulla, o desiderassero esorcizzare e scaricarsi di tutte le pene quotidiane, oppure aspirassero a fare rivivere un tempo che fu, quando i loro antenati usavano il fuoco in modo propiziatorio o per scacciare i spiriti maligni. Ogni pianta, fiore, ogni animale e ogni insetto di questa nostra terra, devono essere considerati elementi preziosi, perché possono rappresentare motivo di arricchimento delle conoscenze culturali e naturalistiche dell’uomo che così può sviluppare e accrescere il proprio interesse verso l’ambiente naturale. Per tale ragione, ognuno per le proprie competenze deve rispondere alla propria coscienza e deve dare un proprio contributo attivo e positivo, allo scopo di combattere e rendere almeno fisiologico e sopportabile il fenomeno degli incendi boschivi: gli operatori del settore, la gente comune, la scuola, gli enti, le associazioni e i mass-media. Il segnale deve arrivare forte e scoraggiante per i criminali senza scrupoli che incuranti del bene collettivo, attivano i detonatori di queste “battaglie del fuoco”. Se falliremo, continueremo a frustrarci per la perdita dei nostri boschi e ancora peggio, per i lutti nelle nostre famiglie sulle quali graverà questo tremendo peso. Il nostro impegno è continuare a fare il nostro dovere sino in fondo, senza mollare, indipendentemente dai risultati, che possono essere annullati da fattori esterni che non possiamo controllare. Il dovere come valore in sé, indipendente dal risultato: questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dai nostri eroi e che dobbiamo sforzarci di trasferire soprattutto ai giovani, un grande insegnamento che deve ispirare la nostra vita. Le parole scritte per ricordare tutti i caduti di questa impari lotta contro il fuoco, non bastano a ridare ai congiunti il sorriso e gli abbracci dei propri cari scomparsi, tuttavia daranno alla dolorosa perdita almeno un senso, quale segno indelebile di riconoscimento e gratitudine postuma da parte della gente civile e delle istituzioni in cui credevano e per cui hanno dato la propria vita. Per questo, il personale perito nel tragico evento, deve essere ricordato quale fulgido esempio di tutore del bene naturalistico, per il quale non ha esitato a dare la vita.
Enzo Crimi Comandante Distaccamento Forestale Di Bronte