Chiudono, nel Catanese, quattro punti di Primo intervento pediatrico. Il servizio partito nel 2013 con i fondi della Regione siciliana, e che doveva continuare a spese delle singole Asp, per la provincia di Catania (unica Azienda sanitaria in Sicilia), smette di esistere. Ieri è stato l’ultimo giorno di attività a Paternò, Bronte, Caltagirone e Acireale. Restano aperti, con un contratto per i medici fino al prossimo dicembre, i presidi di Adrano (tra i primi dell’Asp con 3.500 visite per il 2014); ed ancora il presidio aperto all’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele (anche questo con 3.500 visite circa nel 2014); per continuare con Giarre, Gravina, Ramacca, e Librino. I motivi della decisione di dimezzare l’attività sembra siano da ricercare nell’assenza di fondi disponibili. Ma cos’è un punto di Primo intervento pediatrico? Il servizio è stato pensato per permettere di far fronte alle richieste in codice bianco e verde in materia pediatrica, dopo le ore 20, nei fine settimana, nei giorni festivi e prefestivi, in sostituzione, dunque, dei pediatri di famiglia. Un servizio che è stato istituito in considerazione dell’esame dei dati relativi agli accessi al pronto soccorso pediatrico, l’85% dei quali sono da codice bianco e verde. Il P.PI.P, dunque, ha il compito di evitare l’intasamento dei pronto soccorso, (il cui intervento dovrebbe riguardare i codici dal giallo al rosso), oltre ad evitare le estenuanti attese per genitori e bambini. Ad esempio a Paternò, l’attività del punto di primo intervento pediatrico non registra numeri da capogiro, anche se rispetto al 2013 i numeri di utenti si sono quasi raddoppiati. Per essere precisi, se il 2013 (anno in cui l’attività ha preso il via) si è chiuso con circa 800 richieste, nel 2014 si è raggiunto il numero di 1.500. I numeri, però possono essere letti da diversi punti di vista. Se l’Asp guarda alle minori spese (per un anno il costo dei quattro punti territoriali è di circa 250 mila euro), il sindacato del Cipe, “Confederazione italiana pediatri”, guarda ai risparmi che si ottengono mantenendo aperte le strutture. “Con il mantenimento in funzione dei punti di primo intervento pediatrico si risparmiano centinaia di migliaia di euro – dicono dal sindacato – determinati dai mancati ricoveri. Degli accessi presso i punti territoriali del Catanese, solo il 3% viene ricoverato, dunque, si evitano, grazie all’intervento dei sanitari, costi non indifferenti, visto che un ricovero costa 1.200 euro al giorno. Non comprendiamo, inoltre – continuano dal sindacato del Cipe – come si mantengano aperti i punti di primo intervento per adulti, che effettuano un numero inferiore di interventi e con costi superiori. La sanità guarda ai costi, ma non ai risparmi”. Il sindacato del Cipe evidenzia, inoltre, di aver chiesto, lo scorso mese di novembre, un’audizione sull’argomento tagli ai PPIP, alla commissione regionale Sanità dell’Ars, ma ad oggi, non è arrivata ancora la convocazione. E forse oggi è già troppo tardi. Mary Sottile Fonte “La Sicilia” del 01-07-2015