Credevano si trattasse di un ladro entrato in casa per arraffare qualcosa. Invece era un latitante che si era nascosto nel tetto di un’abitazione. Si tratta di Alfio Papotto, randazzese di 42 anni, condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere perché definitivamente riconosciuto colpevole del reato di “associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”. Dopo la sentenza l’uomo ha tentato di evitare il carcere diventando irreperibile e per questo era ricercato dalle Forze dell’ordine che così sono riusciti a catturarlo. Tutto è cominciato quando una signora residente a Catania nel quartiere Zia Lisa, in piena notte, impaurita dai rumori che provenivano dal tetto e dalla terrazzina al primo piano, credendo si trattasse di qualche ladro, ha chiamato i carabinieri. Sul posto, su disposizione della Centrale operativa del Reparto operativo dei carabinieri di Catania, è immediatamente giunta una pattuglia. I militari dell’Arma, dopo aver tranquillizzato la signora hanno prima bloccato ogni possibile uscita e via di fuga dall’abitazione e poi cominciato a perlustrare la casa fino a trovare l’uomo. La signora ovviamente non lo conosceva e quindi è iniziata così la procedura per identificare chi fosse, con i carabinieri che, accertate le sue generalità, attraverso la banca dati in loro possesso, si sono resi conto che era “ricercato” in quanto a suo carico era stato emesso un “ordine di esecuzione per la carcerazione” per precedenti reati legati al traffico e spaccio di droga, commessi in provincia nel 2013.
E lo spaccio di droga è sempre stato il tallone di achille di Papotto. Già nel 2007 all’età di 26 i carabinieri di Randazzo gli trovarono in casa dosi di marjuana già confezionate e pronte per la vendita, oltre al classico bilancino di precisione che serve agli spacciatori per pesare le dosi. Ma non solo. Nel marzo del 2014 l’uomo è finito ai domiciliari perché in qualche modo coinvolto in un’operazione dei carabinieri del Comando Provinciale di Catania impegnati contro lo spaccio di droga che vide emettere 16 provvedimenti restrittivi tra la Sicilia e la Calabria. Così adesso su delega della Procura generale della Repubblica, i Cc del Nucleo radiomobile del Comando Provinciale di Catania hanno posto fine alla sua latitanza, dando esecuzione all’ordine di carcerazione emesso all’Ufficio esecuzioni penali della Procura catanese. L’uomo, dopo le tradizionali formalità di rito, è stato accompagnato nel carcere catanese di Piazza Lanza. Fonte “La Sicilia” del 30-12-2023