E’ stato effettuato nel mese scorso, nel “Centro Catanese di Medicina e Chirurgia”, un importante intervento di Neuromodulazione Sacrale con l’impianto del nuovo elettrodo quadripolare compatibile ad esecuzione di Risonanza Magnetica Nucleare (Interstim MRI SureScan), ultima tappa evolutiva della particolare terapia. La procedura, tra le prime in Italia, è stata eseguita dal dott. Luigi Fondacaro, urologo, già responsabile del Servizio di Urologia Funzionale e Neuro-Urologia prima all’OVE (ospedale Vittorio Emanuele) e poi all’Arnas “Garibaldi”di Catania, autore del primo intervento di Neuromodulazione Sacrale eseguito in Sicilia, nel 1997, all’OVE. Dottore Fondacaro, cos’ è la Neuromodulazione Sacrale? «E’ una procedura che, tramite la stimolazione elettrica selettiva di radici nervose sacrali, modula le informazioni nervose che vengono scambiate tra le strutture pelviche e tra pavimento pelvico e cervello, tendendo quindi a normalizzare la funzione vescicale (e intestinale). Trova indicazione in tutte quelle forme di incontinenza urinaria, ritenzione urinaria e dolore pelvico cronico, non sostenute da alcuna patologia organica a carico di vescica e uretra, ma conseguenti a disfunzioni della vescica causate, appunto, da incorrette informazioni nervose di “troppo pieno” o “troppo vuoto”, che raggiungono il cervello, provocando un’eccessiva attività vescicale (incontinenza urinaria) o un’insufficiente sua attività (ritenzione urinaria)».
Come si effettua? «In due tempi chirurgici che si svolgono in anestesia locale: il primo prevede l’introduzione nel terzo forame sacrale (S3) di un elettrodo autofissante, che viene collegato ad uno stimolatore esterno. Se le risposte cliniche sono soddisfacenti, si procede al posizionamento dello stimolatore definitivo, grosso qualche centimetro e quindi completamente alloggiabile nel gluteo. Se, invece, non sono soddisfacenti, si procede alla rimozione dell’elettrodo posizionato. Nelle forme di incontinenza urinaria il successo terapeutico è circa dell’80% e rappresenta un’alternativa definitiva a costose terapie farmacologiche; nelle ritenzioni urinarie disfunzionali i pazienti vengono liberati dal catetere in una percentuale variabile da 60 al 70%».
Condizionamenti? «Un grosso limite della metodica era rappresentato dal fatto che i portatori di elettrodo quadripolare non potevano eseguire la RMN, soprattutto se pazienti portatori di patologie neurologiche, a causa delle interazioni, alcune gravi, coi componenti impiantati del sistema di neurostimolazione. Tramite modifiche all’elettrodo e corrispondenti minime variazioni di tecnica chirurgica, è oggi possibile impiantare un elettrodo quadripolare compatibile con l’esecuzione di RMN, ampliando il ventaglio di pazienti candidati alla procedura o scongiurando gli interventi di asportazione dell’impianto per consentire l’esecuzione di RMN. Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 25-10-2020