Trema la terra sui Nebrodi ed è paura nella Sicilia settentrionale, tra gli abitati di Cesarò, San Teodoro e Maniace. In quattro ore, una ventina le scosse di terremoto che ieri mattina hanno fatto vibrare i vetri dei centri a cavallo tra il Messinese e l’Etna, ma dove per fortuna non si registrano danni alle persone o alle cose. Solo una costruzione semidiroccata è venuta giù in territorio di Maniace. La scossa pù violenta, alle 8,50, ha toccato magnitudo 4.3, ipocentro localizzato a una profondità di 10 chilometri. «Gli altri eventi – spiega Domenico Patanè, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) – hanno oscillato tra magnitudo 2.1 e 2.8. L’ultimo è stato registrato alle 13,01. Poi i fenomeni si sono placati e si potrebbe ipotizzare che da qui a qualche giorno possano esaurirsi del tutto». «Il distretto sismico dei Nebrodi è abbastanza noto: anche in questi ultimi tempi, in più riprese, abbiamo registrato sequenze importanti che, comunque, non hanno mai superato magnitudo 4.5. Ed è un dato da tempo osserviamo una recrudescenza dei terremoti a livello mondiale. Ma questo rientra nell’attività tettonica del pianeta, attività che si sviluppa secondo cicli. Cioè, periodi di crisi che si alternano ad altri di quasi quiete». «L’aea dei Nebrodi – ribadisce a sua volta lo stesso presidente dell’Ingv, e docente di sismologia all’Università di Catania, Stefano Gresta – è geologicamente conosciuta e studiata da tempo. Ed è uno dei punti di contatto tra la placca africana, che spinge verso Nord-Est, e la placca euro-asiatica. «Stiamo cercando di capire – aggiunge il geologo del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) Carlo Tansi – se si è giunti a un punto di rottura della faglia o se il fenomeno è ancora in evoluzione. Negli ultimi anni si sta assistendo a una recrudescenza della sismicità in tutta Italia, con un chiaro incremento lungo la fascia di contatto tra la placca africana e quella europea». «Una zona molto estesa e dall’andamento curvilineo, che si estende dalla provincia di Messina all’intera Calabria e al Pollino, percorre parte dell’Appennino fino alla zona dell’Aquila e alla Pianura Padana. In tutta quest’area la placca africana e quella euro-asiatica si avvicinano alla velocità media di 7 millimetri l’anno: elevatissima dal punto di vista geologico». Lungo quest’area le rocce si deformano e si rompono lungo le faglie, dando origine appunto a terremoti anche violenti. «A questi terremoti superficiali – conclude l’esperto – si sommano quelli molto profondi, dovuti allo sprofondamento (movimento di subduzione, ndr) della placca africana sotto quella europea». «Sappiamo bene – riprende Patanè – di vivere in un territorio ad alto rischio sismico. E sappiamo anche che l’unico mezzo di difesa nei confronti del terremoto è la prevenzione. Che si traduce nel costruire le case adottando quegli accorgimenti che garantiscano la tenuta della struttura qualora venga investita da un’onda sismica». «Il problema è che, malgrado le tante tragedie vissute in tutti questi anni, malgrado le centinaia di migliaia di morti contati nei secoli, ancora il nostro Paese va avanti solo e soltanto con la cultura dell’emergenza e non con quella della prevenzione. Tante belle parole, tante promesse, e poi non si fa mai nulla di concreto». «A Catania come a Palermo o a Napoli, l’Ingv ha realizzato poli di ricerca d’avanguardia, giudicati tra i migliori al mondo. Di recente è stato approvato un finanziamento di 18 milioni di euro che ci consentirà l’ammodernamento della rete di sensori sismici e vulcanici. Attrezzature in grado di leggere nel sottosuolo anche i precursori di un evento sismico di forte intensità. E questo dovrebbe garantire l’allerta in tempo utile per mettere in sicurezza poli industriali come quello di Priolo». «Un percorso virtuoso che però da solo non basta, laddove si consideri che ancora oggi soffriamo per la mancata soluzione del nodo precari. Più della metà dei ricercatori italiani ancora non ha una sistemazione fissa. E come si fa a far funzionare un istituto come l’Ingv, braccio operativo della Protezione civile sul fronte della ricerca scientifica, senza i suoi studiosi e i suoi tecnici? ».
Alfio Di Marco Fonte “La Sicilia” del 05-01-2013
MANIACE: “UN BOATO STRANO E DOPO BALLAVA TUTTO, ALLA FINE E’ CROLLATO SOLTANTO UN RUDERE”
Maniace. «Un terremoto forte come non mai». Questa la prima cosa che ci hanno detto gli abitanti della laboriosa Maniace, la comunità più vicina, assieme a Cesarò, all’epicentro del sisma registrato al confine fra i 2 paesi. Molti per tanto tempo ricorderanno con paura le 8,50 di ieri mattina, quando la terra ha cominciato a tremare fortemente. Ad appena qualche chilometro di distanza in linea d’aria dalle loro abitazioni, infatti, si è sviluppato uno dei più forti terremoti della storia recente. Nessuno ricorda un sisma più forte dei 4.3 gradi di magnitudo segnalati ieri dai sismografi: terremoto che fortunatamente, ma per molti anche incomprensibilmente, non ha comunque provocato danni importanti agli edifici. Soltanto in campagna, proprio nella zona dove è stato registrato l’epicentro, un vecchio rudere disabitato è crollato. «Abbiamo riscontrato solo qualche lesione che non ha compromesso la stabilità degli edifici – assicura il sindaco Salvatore Pinzone Vecchio – oppure in qualche abitazione si è scrostato un po’ di intonaco, ma nulla di più. Le strutture portanti della abitazioni e degli edifici pubblici hanno retto, anche se la scossa è stata veramente forte. Vista l’intensità del fenomeno e le numerose scosse di assestamento che si sono registrate, abbiamo attivato il Coc (Centro operativo comunale) di Protezione civile. Se non altro, abbiamo garantito la presenza dell’ufficio tecnico, della polizia municipale e dei medici». Ad impressionare i residenti di Maniace non è stata soltanto la violenza del terremoto, ma anche il boato che ha accompagnato il tremore: «Era un rumore impressionante – sottolinea il giovane Alessio Rizzo, che subito dopo la scossa ha vestito i panni del volontario per garantire assistenza -. Mi trovavo in casa con mia madre e mia sorella. La mia stanza è al secondo piano. All’improvviso ha cominciato a ballare tutto. I lampadari erano fermi, ma il monitor del mio computer ha cominciato a tremare. In quel momento ho capito che si trattava di un terremoto e sono scappato. Per strada ho incontrato tutti i miei vicini di casa, ovviamente allarmati. Dopo un po’ di tempo, siamo rientrati tutti nelle case. Ricordo anche il rumore impressionante: un boato strano e terrificante». Un rumore che all’inizio ha fatto pensare che fosse l’Etna la responsabile di tutto, ma non era così. Quel boato era la “voce” del terremoto, sentita ed avvertita anche nei Comuni vicini a Maniace, provocando fortunatamente, soltanto tanto spavento ma nessun danno a cose e persone.
Gaetano Guidotto Fonte “La Sicilia” del 05-01-2013
CESARO’: TUTTI IN STRADA PER PRECAUZIONE, MA HANNO RETTO ANCHE LE CASE ANTICHE
Cesarò. Paura. Tanta paura. Fortunatamente solo paura ma nulla di più. Ieri mattina, infatti, alle 8,50, per una manciata di secondi che sembravano interminabili, la terra ha tremato violentemente in questa parte dei Nebrodi compresa fra i territori di Cesarò e San Teodoro. La gente, senza farsi prendere dal panico, si è riversata per le strade e dopo qualche ora ha fatto rientro nelle proprie case. Nei due comuni non si lamentano danni né a persone né a cose. I responsabili degli uffici tecnici comunali hanno effettuato per gran parte della giornata numerosi sopralluoghi tutti con esito negativo. A Cesarò, in particolare, si temevano ulteriori danni in due immobili vetusti del centro cittadino del Rione Salice e di via Gusmano, dove proprio domenica scorsa erano crollati mura e tetti. Ulteriori problemi sono stati evitati grazie al periodo di vacanze scolastiche. Sempre a Cesarò, circa 40 bambini che si trovavano nella ludoteca “Il paese delle meraviglie” alla periferia del centro abitato, precauzionalmente, sono stati riaccompagnati a casa. Il sindaco Salvatore Calì ha allertato la Protezione Civile comunale. «Siamo pronti – ha affermato – a nuove scosse, ma speriamo non serva. Grazie a Dio non è successo nulla neanche alle abitazioni più vecchie, dove temevamo crolli». Nessun danno nemmeno a San Teodoro, dove il sindaco Salvatore Agliozzo ha partecipato ai sopralluoghi con i tecnici comunali. «Qui – ha detto – è tutto tranquillo e non ci sono stati danni. Abbiamo contattato il nostro gruppo di Protezione Civile ma non l’abbiamo ancora attivato. Siamo in fase di pre-allerta e siamo tutti pronti nell’eventualità che si verifichino altre scosse. Ci dicono che è in corso uno sciame sismico e in paese sono tutti sul “chi va là”». In questa parte della Sicilia al confine tra le provincie di Messina (Cesarò e San Teodoro) e Catania (Maniace) i fenomeni sismici non sono frequenti. Negli anni passati solo qualche lieve scossa. Questa volta, invece, ha raggiunto magnitudo 4.3.
Giuseppe Leanza Fonte “La Sicilia” del 05-01-2013
“LA CROCE ROSSA? AIUTA A FAR USCIRE IL TERREMOTO DALLE PERSONE”
Catania. Soltanto lunghissimi attimi di paura, ma nessun danno alle persone per il terremoto di ieri. In ogni caso, come sempre quando accadono calamità o emergenze di qualsiasi genere (terremoti, alluvioni, ma anche sbarchi di immigrati), la Croce Rossa è in prima linea. Ieri la sala operativa regionale della Croce Rossa siciliana ha disposto l’attivazione delle sale operative provinciali di Catania e Messina per coordinare le attività sul territorio. «A Maniace – si legge nel comunicato inviato dalla Croce Rossa – attualmente (ma nel pomeriggio, vista la situazione tranquilla, l’unità aveva già fatto rientro alla base, ndr) una squadra composta da 5 volontari e una ambulanza del Comitato provinciale Cri di Catania sta svolgendo, su richiesta del sindaco, un’attività di ricognizione sul territorio per monitorare in via preventiva eventuali necessità della popolazione anziana. Nella provincia di Messina in caso di necessità sono pronti ad intervenire i volontari della Croce Rossa delle sedi di San Salvatore di Fitalia, Capizzi, Castel di Lucio, Mistretta, Librizzi; nella provincia di Catania, i volontari della sede Cri di Bronte, Randazzo e Maletto». L’emergenza è rientrata in poche ore: ma cosa succede in questi casi? «Noi abbiamo una sala operativa sia locale sia provinciale – spiega il presidente del Comitato provinciale di Catania della Croce Rossa, Stefano Principato – che si attivano, su iniziativa del Comune o della Prefettura a seconda della vastità dell’evento, con i propri mezzi e con il proprio personale, sempre qualificato. Ad esempio, 6 mesi fa abbiamo fatto un corso che ha formato 60 operatori – tutti rigorosamente volontari – titolati ad agire in emergenza». Interventi diversificati a seconda dell’evento e delle esigenze: «In questo caso – continua Principato – ci siamo attivati per un sisma, ma operiamo per qualsiasi calamità ed emergenza, come ad esempio anche gli sbarchi di migranti, secondo quanto ci viene richiesto». Il Comitato provinciale di Catania ha un territorio di cui è direttamente responsabile (Catania, Sant’Agata Li Battiati, Bronte, Randazzo, Maletto, Paternò e Biancavilla) mentre il resto della provincia è diviso nei comitati locali di Giarre, Acireale, Mascalucia e Calatino sui quali il Comitato provinciale esercita una funzione di controllo. Sono circa 800 i volontari nel Comitato provinciale di controllo: il loro obiettivo è il soccorso alle persone. «Nel momento dell’emergenza, partono subito le unità di ricerca e soccorso – spiega il presidente -. A questa fase segue poi quella assistenziale e logistica». Gli “angeli” della Croce Rossa si occupano dell’assistenza, della logistica, della predisposizione dei campi di accoglienza per i senza tetto, della fornitura pasti, della potalizzazione dell’acqua, del sostegno psicologico e dell’intrattenimento, soprattutto delle vittime più giovani e quindi più fragili, a seconda di quanto necessario e di quanto richiesto dalla Protezione civile della quale sono parte integrante: «Siamo i primi a partire – sottolinea Principato – e gli ultimi ad andarcene. Non operiamo sotto i riflettori: e mentre gli altri aiutano a far uscire le persone dal terremoto, noi aiutiamo a far uscire il terremoto dalle persone».
Maria Ausilia Boemi Fonte “La Sicilia” del 05-01-2013