Con gli arresti dei due presunti esecutori materiali, la Dda di Caltanissetta e la Squadra Mobile di Enna hanno chiuso il cerchio sul delitto di Domenico Calcagno, imprenditore di Valguarnera, assassinato il 18 Maggio 2003. I presunti mandanti individuati nel 2006, sono già sotto processo dinanzi alla Corte d’assise nissena. Ieri le ordinanze di custodia cautelare ai presunti sicari, Francesco Montagno Bozzone, 47 anni e Vincenzo Sciacca, 32 anni entrambi pregiudicati di Bronte. Sarebbero stati “il braccio” operativo dell’agguato deciso da Francesco La Rocca, rappresentante della famiglia di Cosa Nostra di Caltagirone, Alfio Mirabile, esponente dei Santapaola di Catania, Raffaele Bevilacqua, rappresentante provinciale di Enna, Filippo La Rocca, esponente della famiglia di Pietraperzia. Montagno Bozzone avrebbe ricevuto l’ordine di eliminare Calcagno da Mirabile e da Filippo La Rocca e si sarebbe occupato dell’organizzazione logistica del gruppo di fuoco. A carico di Montagno e Sciacca una intercettazione effettuata dalla Mobile di Catania durante le indagini sulla cosca di Bronte e i riscontri dell’indagine della Squadra mobile di Enna e della Dda nissena, che ha “inchiodato” Sciacca, tradito dalle celle di aggancio del cellulare che lo hanno indicato a Valguarnera nei 3 giorni precedenti e durante il delitto. Ma a tradire Sciacca anche la fatalità: l’Opel Vectra utilizzata per l’agguato venne data alle fiamme, ma l’incendio aveva solo parzialmente distrutto le targhe. Da queste gli inquirenti erano risaliti ad una Fiat Punto risultata rubata, ma hanno anche scoperto che Sciacca aveva noleggiato la Punto a marzo 2003 e ne aveva denunciato il furto alcuni giorni dopo. La morte di Calcagno sarebbe stata decisa dalla famiglia ennese e da quella etnea per spartizione della tangente pagata dalla Ira Costruzioni.
Giulia Martorana fonte “La Sicilia” del 28-05-2008